Un concreto intervento a favore del credito al consumo (lo Stato potrebbe accollarsi per un periodo da sei mesi a un anno gli interessi sulle rate); incentivi di 1.500 euro per chi cambia l’auto, mandando dal demolitore il vecchio veicolo inquinante; un bonus da 500 euro destinato al rinnovamento del parco moto (coinvolte le due ruote più obsolete: Euro 0 ed Euro 1); aiuti anche alla filiera: filtri anti-polveri, i cosiddetti «Fap», da installare sui mezzi pubblici e il progetto di organizzare una sorta di manutenzione generale straordinaria, con benefici per il settore dei ricambi.
Sono alcuni dei punti previsti nel piano di aiuti, per complessivi 1,5-2 miliardi di euro, che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi, oltre agli interventi per rilanciare il mercato dei mobili e degli elettrodomestici: sconto Irpef del 20% legato alla ristrutturazione della casa, con un tetto di 10mila euro e valido per gli acquisti fatti entro il 30 settembre prossimo. Il tema «bonus» non è inserito all’ordine del giorno di Palazzo Chigi e potrebbe essere portato sul tavolo come «fuori-sacco»; la discussione tra i tecnici dei ministeri è continuata per tutta la notte. Alle iniziative elencate, frutto degli incontri coordinati dal sottosegretario alla Presidenza del consiglio, Gianni Letta, e del confronto avuto nei giorni scorsi con le parti interessate, dovrebbe aggiungersi la conferma del bonus di 1.500-2.000 euro per l’acquisto di vetture con motore a gas, ibrido o elettrico. Cancellata, invece, l’ipotesi di una tassa sui veicoli le cui emissioni di CO2 superassero i 180 g/km (si parlava di 500 euro).
Nessuna esenzione di tre anni, poi, del bollo: un provvedimento del genere (quando se ne è accennato, tra l’altro, la reazione del settore è apparsa piuttosto fredda), avrebbe creato problemi di carattere fiscale alle Regioni. E ancora sulle automobili, l’incentivo di 1.500 euro correlato alla rottamazione di un veicolo Euro 0, Euro 1 o Euro 2 dovrebbe riguardare, come nell’ultima tornata, i mezzi con emissioni di anidride carbonica di 130 g/km (se diesel) e di 140 g/km (se benzina). A questo proposito le case automobilistiche hanno chiesto l’innalzamento del limite a 160 grammi, come è stato deciso in Francia (nessun tetto, invece in Germania), particolare che favorirebbe il rinnovamento del 75% del parco auto rispetto al 50% nel caso dei 130-140 g/km. Inutile dire che i comparti interessati agli aiuti (solo nell’auto, come rilevato da una simulazione Svimez-Irpet, sono a rischio 100mila lavoratori, senza contare i costi derivati dal massiccio ricorso alla cassa integrazione) auspicano che i provvedimenti trovino l’immediata applicazione. Il Centro Studi Fleet&Mobility ha calcolato in 40mila i posti di lavoro collegati al settore delle quattro ruote che potrebbero essere salvati dall’intervento di sostegno. Il comparto auto - nota Fleet&Mobility - conta oggi circa 400mila addetti. Di questi, 180mila sono legati direttamente all’andamento delle immatricolazioni. Rapportando tale dato alla produzione e alla vendita di nuove auto prevista per il 2009 (circa 1,8 milioni) è possibile stabilire una relazione di circa 10mila mezzi nuovi per ogni addetto. «Da ciò si evince - continua il centro studi - come ogni 100mila auto che si venderanno in più o in meno
andranno a determinare il posto di lavoro di circa 10mila persone».
«I fondi sono limitati - ha commentato ieri Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera - ma è necessario intervenire su tutta la filiera. Quello che è certo è che si agirà per mezzo di un decreto legge, perché in questo momento è necessario un provvedimento che diventi subito operativo; non possiamo permetterci un mercato fermo per altri due mesi».
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