La pace in Kosovo passa da Bolzano?

Julia Palmer-Stoll, 21 anni, era scesa dalla sua auto per spostare l’animaletto che attraversava la strada

Incontrando pochi giorni fa a Roma il nostro ministro degli Esteri, il premier serbo Vojislav Kostunica ha chiesto all'Italia di contribuire alla soluzione del problema del Kosovo sia sul piano diplomatico che su quello delle idee. Fatto molto importante, la formula che il nostro Paese ha proposto al riguardo, «qualcosa di più dell'autonomia, qualcosa di meno dell'indipendenza», viene accettata da Belgrado quale base possibile della trattativa. A partire da tale disponibilità c'è da augurarsi che la nostra diplomazia riesca a sbloccare la situazione.
D'altro canto è evidente che non si può protrarre sine die la presenza nel Kosovo di una forza Nato di circa 16mila uomini, 2 mila dei quali italiani, che da un lato mantengono la pace ma dall'altro con la loro stessa presenza squilibrano e deformano l'economia locale precludendone la ripresa. «Qualcosa di più dell'autonomia, qualcosa di meno dell'indipendenza»: non a caso la proposta italiana per il Kosovo riecheggia la formula con cui venne risolto il problema dell'Alto Adige-Sud Tirol ovvero della provincia di Bolzano. Le analogie fra le due questioni sono evidenti: come il Kosovo anche la provincia di Bolzano è una realtà alloglotta che, contro la volontà della massima parte dei suoi abitanti originari, venne inclusa in uno Stato di altra lingua e di altra cultura; e come il Kosovo dovette poi restarci definitivamente a causa di vincoli internazionali.
Fallita la pulizia etnica ante litteram tentata dal fascismo, negli anni '60 l'Italia e l'Austria rinate alla democrazia trovarono una soluzione pacifica al problema con la formula dello «statuto speciale internazionalmente garantito» grazie al quale Bolzano, e per conseguenza anche Trento, hanno appunto «qualcosa di più dell'autonomia» pur mentre permane la sovranità italiana sul loro territorio. Nel resto d'Italia spesso non lo si sa o non lo si capisce, e a Roma si cerca di non parlarne, ma a Bolzano e a Trento tutti quanti sanno benissimo che è così.
Con tutto quello che è accaduto dal 1995 in poi, la divaricazione tra Belgrado e Pristina è enormemente più grande di quella che si registrò fra Roma e Bolzano anche negli anni di maggior tensione. Nondimeno la formula dello «statuto speciale internazionalmente garantito» può ben valere anche nel caso in questione. Dopo l'estate, l'Onu dovrebbe nominare un suo inviato speciale per le trattative sullo status speciale del Kosovo; e si sa che la Serbia vedrebbe di buono occhio che tale inviato fosse italiano. Il nostro governo potrebbe fare il gesto di suggerire a Kofi Annan per questo incarico il presidente della Provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, o qualche altra personalità sudtirolese.

Chi meglio di Durnwalder o di uno dei suoi potrebbe spiegare la convenienza di una formula che tra l'altro ha reso il Tirolo del Sud incluso nei confini italiani molto più vivace e sviluppato dello stesso Tirolo austriaco?

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