C ome Ocean's 11 e Ocean's 12, Ocean's 13 è una sorta di Operazione san Gennaro, ma nessun camorrista di Napoli apparirebbe credibile se fosse così allocco come Steven Soderbergh presenta - in questi film da lui prodotti, diretti e fotografati (come Peter Andrews) - gli ipertecnologici mafiosi di Las Vegas. E pensare che l'attore di turno come cattivo è Al Pacino, che nei Padrini era il più furbo! Né dev'esser più alta l'opinione che Soderbergh ha degli spettatori; ai critici manda invece qualche affabile messaggio: per esempio, dando il cognome Bank (banca) al personaggio di Al Pacino, e caratterizzandolo con una grettezza tipicamente bancaria; oppure coinvolgendo, stavolta dalla parte dei buoni (cioè dei ladri che derubano ladri) il personaggio già cattivo di Andy Garcia, salvo obbligarlo a devolvere in beneficenza i suoi vasti proventi, con proporzionale eco mediatica, come quella che nella realtà idealizza noti pseudofilantropi, per lo più rockettari smessi.
Ma basta questo per resistere per quasi due ore a eventi quasi sempre privi di giustificazione logica? Sì, se l'età mentale è sotto i vent'anni, come è ormai generalmente quella di chi ha alle spalle trent'anni di tv. Soderbergh, del resto, sa come prendere i suoi polli: impone a questo film, come agli altri suoi a partire da Out of sight (che fece di Clooney il ladro gentiluomo per eccellenza), un ritmo che risparmia allo spettatore di pensare.
OCEAN'S 13 di Steven Soderbergh (Usa, 2007), con George Clooney, Brad Pitt, 115 minuti