Pacs, nell’Unione è muro contro muro

Fabris (Udeur): «No a colpi di mano del governo». Carra (Dl): «A Caserta non se ne deve parlare». Gagliardi (Prc): «Reazioni isteriche»

da Roma

Le spaccature tra cattolici e radicali del centrosinistra sulle coppie di fatto rischiano di allargarsi proprio alla vigilia del vertice di Caserta. I cattolici non apprezzano il metodo del governo, che sta presentando una proposta di legge proprio mentre sta per partire la discussione sui Pacs in Senato, con il rischio «di colpi di mano», dice il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris. Questa è una «isteria cattolica», reagisce la vicecapogruppo di Rifondazione al Senato, Rina Gagliardi. E l’Arcigay minaccia di scendere in piazza per difendere i diritti delle coppie di fatto e dei gay.
L’Unione si sta muovendo, tra critiche e difficoltà, su due binari. Il primo, quello della proposta di governo. Un progetto, ha chiarito ieri il ministro della Famiglia Rosi Bindi, che è «unico». Il testo di base sarà quello scritto dal ministero delle Pari opportunità di Barbara Pollastrini. La bozza parla di un «registro» dove le coppie si potranno iscrivere e di reversibilità della pensione. Sarà questa la base di discussione al conclave di Caserta con Romano Prodi. Alla bozza «sta lavorando il ministro Pollastrini - ha chiarito Bindi, che non le ha ancora parlato personalmente - e ci potrà essere anche il mio contributo. Ci limiteremo a riconoscere i diritti delle persone nel quadro di una Costituzione che privilegia la famiglia fondata sul matrimonio». Ma è chiaro che, benché stiano lavorando «insieme», le posizioni dei due ministri non sono completamente in sintonia. «Non abbiamo nessuna intenzione di equiparare le coppie di fatto alla famiglia», ha chiarito Pollastrini. Ma prevedendo un «registro» si darebbe riconoscimento ufficiale alla coppia di fatto.
Nella Margherita soprattutto ci sono malumori su questo lavoro del governo finora tenuto nascosto. «I Pacs a Caserta non devono esserci», tuona Enzo Carra, portavoce dei teodem. La proposta deve nascere «dal Parlamento». L’Udeur Fabris invece avverte: «Non accetteremo una legge che vada oltre quanto scritto nel programma dell’Unione. Per questo serve un’ampia discussione in Parlamento». La Chiesa continua a ribadire la sua posizione con il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano: il ruolo della famiglia «secondo il primordiale disegno di Dio» è quello della famiglia «fondata sul matrimonio», che non deve essere sconvolto da «nessun progetto umano».
Oggi inizierà alla commissione Giustizia in Senato la discussione su alcune proposte di legge, tra le quali quella dei ds. Questo pdl prevede un registro per le coppie, con l’obbligo di iscrizioni da parte del Comune, ed estende i Pacs anche agli extracomunitari, dando la possibilità allo straniero di ottenere il permesso di soggiorno «per motivi familiari» dopo due anni di Pacs.
Un pdl che i cattolici non accettano. E se da una parte ci sono le pressioni dei teodem, dall’altra avanzano quelle di parti della società che hanno votato a sinistra in nome dei Pacs: «Siamo pronti a una stagione di mobilitazione di piazza se la proposta sulle unioni civili non soddisferà il requisito minimo di un riconoscimento giuridico delle coppie», avverte il presidente dell’Arcigay, Sergio Lo Giudice. Rifondazione sarà «in piazza e in Parlamento a sostegno delle unioni civili», lo appoggia la deputata del Prc, Titti De Simone.
Il problema è che la discussione partirà proprio dal Senato, dove non sembra ci siano i numeri per l’approvazione di un progetto sui Pacs se questo dovesse prevedere un registro in cui le coppie si possono iscrivere.

Questo particolare non sarebbe condiviso dai teodem. Ma neanche da alcuni senatori a vita, tra cui per esempio Francesco Cossiga, che chiarisce di uniformare la propria coscienza ai principi «insegnati dalla Chiesa cattolica, anche attraverso le parole del Papa».

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