Politica

Padoa-Schioppa sotto tutela: «Facciamo finta che stia male»

Dopo lo scontro con il ministro Fioroni sui tagli alla scuola, a sinistra cresce il partito del «commissariamento»: «Ormai è fuori controllo»

da Roma

I tre palazzi della legge finanziaria - Tesoro, Palazzo Chigi e Montecitorio - vivono la vigilia della manovra in modo diverso. Al Tesoro, Padoa-Schioppa vive blindato. Non riceve nessun ospite (che sia Mario Canzio, il ragioniere generale, o Vittorio Grilli, direttore generale: cioè, i protagonisti di ogni Finanziaria, quelli che dovrebbero essere i suoi più stretti collaboratori) se non in presenza di testimoni. Il prescelto è Paolo De Joanna, suo capo di gabinetto. Con tutti è freddo, distaccato, nervoso; a tratti arrogante.
Nei corridoi di quel palazzo si dice che il ministro «vive in un mondo irreale, lontano dalla realtà». Maltratta i collaboratori ed ora questi sono stanchi - come ad ogni vigilia di Finanziaria - ma anche demoralizzati.
A Palazzo Chigi se ne sono accorti. E sono preoccupati. Per questo, tutti gli incontri sulla Finanziaria con i ministri di spesa si fanno alla presidenza del Consiglio, presenti Prodi o Enrico Letta. Insomma, lo marcano stretto. Si sono resi conto delle difficoltà di adattamento di un uomo sempre vissuto nelle stanze calde e ovattate delle banche centrali. La sensazione che offre la prima firma della manovra è quella di non essere razionale nelle scelte e nei comportamenti. Temono strappi.
Come quello evitato in extremis da Prodi durante l’incontro di Padoa-Schioppa con Fioroni. Il ministro dell’Economia si mostrava sordo alle richieste del collega. Ed alla fine quest’ultimo è esploso: ai ragionieri di Bruxelles vai a dire che noi non rinunciamo alle esigenze dei disabili. E se hai coraggio, bene, porta questa Finanziaria in Parlamento e vediamo cosa succede.
Prodi è intervenuto cercando di placare gli animi. E mentre Fioroni si allontanava dalla stanza, Padoa-Schioppa lo seguiva con lo sguardo affilato. Terminati gli incontri, gli uomini di Palazzo Chigi si sono preoccupati per quello sguardo. Ed hanno organizzato una riunione fra pochi intimi per cercare di capire come «gestire» Padoa-Schioppa. Sanno bene che il ministro non pensa alle dimissioni; ma i collaboratori di Prodi temono che il suo atteggiamento provochi più problemi di quanti ne riesce a risolvere.
A Montecitorio i parlamentari dell’Unione (in ansia per le scelte del governo) alternano ironia a seria preoccupazione. Al quarto piano della Camera, dove sono le commissioni economiche, un gruppo di deputati della maggioranza scherza su Padoa-Schioppa: «Prodi ce lo poteva pure dire che aveva fatto un rimpasto e che Visco era diventato il ministro dell’Economia; la manovra la fa tutta lui». Un altro commenta il comportamento del titolare dell’Economia: «Come dicono i banchieri centrali, Padoa Schioppa è out of control». Un terzo, appartenente ad una frangia estrema della maggioranza, consiglia: «Per evitare ulteriori problemi da Padoa-Schioppa, ci potremmo inventare una sua improvvisa malattia, ed un ricovero a lunga degenza». «Ma così si faceva in Unione sovietica - replica il primo - siete i soliti comunisti». Una risata e tutti alla bouvette a continuare a sparlare del ministro dell’Economia.

Uno sport sempre più in voga a Montecitorio.

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