Via Padova Lo stabile dei musulmani dovrebbe ospitare solo negozi

Sorpresa. Il centro culturale islamico di via Padova non è in regola. Lo stabile in cui sorge, al civico numero 144, è infatti a destinazione d’uso commerciale e dovrebbe quindi essere riservato a negozi e attività di vendita, non certo a un luogo di preghiera o quant’altro. Da qui la lettera del Comune indirizzata alla Casa della cultura islamica perché sia cambiata la destinazione d’uso dell’edificio. La lettera che Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della casa della cultura, avrebbe voluto ricevere sarebbe stata di tutt’altro tono. Avrebbe dovuto cioè annunciare un possibile luogo per la costruzione di una moschea. «Ho chiesto una moschea trent’anni fa, quando sono arrivato a Milano - spiega -. Ed ora mio figlio, che ha 16 anni, mi chiede ancora perché la moschea non c’è. Dal 1996 - ricorda Asfa - preghiamo in due palestre per evitare di farlo sul marciapiede ma questa in teoria dovrebbe essere una soluzione temporanea».
Nonostante la destinazione d’uso sbagliata, via Padova sarà usata dal Comune di Milano come un modello di integrazione. «È vero che via Padova è nota per i problemi legati alla sicurezza - spiega il consigliere del Pd Andrea Fanzago - ma è anche simbolo di un grande lavoro di integrazione. Un laboratorio da tener presente come esempio.

Va ricostruito un tessuto sociale per cancellare quella concezione di paura e di difesa del proprio spazio che è stata finora instillata nei cittadini».
«La voglia e le competenze per risolvere il problema moschea ci sono - sostiene Fanzago - il dialogo deve essere ripreso per evitare un disagio a tutti i residenti e a chi non ha un luogo dignitoso in cui pregare».

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