Ha sopportato per anni. Ha digerito il dolore e lumiliazione di vedere la madre picchiata e insultata da un uomo violento e troppo spesso annebbiato dallalcol. Quelluomo, suo padre. E lei, la figlia 19enne, ha cercato il modo per liberare se stessa e la mamma dal «mostro». Lha affrontato, lha guardato negli occhi proprio mentre - ancora una volta - scagliava la sua ferocia sulla donna indifesa. Ha preso una scatola di pillole, e le ha ingoiate davanti al padre. Barbiturici. «Smettila, mi uccido».
Il gesto estremo della disperazione, in una casa qualunque e in una famiglia purtroppo come molte. Bollate, periferia nord di Milano. Lennesima lite. Che poteva essere lultima. Le grida allertano i vicini. Abituati, certo, a sentire gli insulti che escono da quellappartamento. Ma questa volta è diverso. Questa volta è peggio. Perché questa è la volta in cui è meglio chiamare i carabinieri.
Così i militari arrivano. E quello che vedono è ciò che lei, la figlia, deve aver visto fin troppe volte. Sua madre è a terra, incapace di reagire. È inerme, mentre il marito la sta per colpire ancora una volta. Pugni e calci. Sul volto porta già i segni della violenza. E la ragazza è li che assiste. Imbottita di farmaci. Nemmeno la minaccia di farla finita ha fermato suo padre.
I carabinieri arrestano luomo, un autotrasportatore di 48 anni, nato in Puglia ma residente da anni nel Milanese. Laccusa è di maltrattamenti in famiglia. Lhanno fermato che ancora le stava dando alla moglie, una casalinga di 42 anni, portata immediatamente allospedale di Bollate con contusioni ed escoriazioni.
Qualche stanza più in là, nello stesso ospedale, cera lei. Ricoverata dopo una lavanda gastrica durgenza. Ora dorme, la figlia. Una studentessa di 19 anni.
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