Paesaggi lunari e squarci sull’altra dimensione

L’antologica di Antonio Secci a Cala Gonone ha un sapore particolare, in questo piccolo angolo di Sardegna che soltanto oggi, dopo trent’anni di malcelata incomprensione, celebra il figlio ribelle, così distante e così vicino alle radici della sua terra. Negli spazi lecorbousiani dell’Acquario civico vibra l’intera produzione pittorica degli ultimi anni, dalle costruzioni lineari alla serie spazialista degli squarci, dalle costruzioni modulari in continuo divenire alla dialettica formale tra figura e sfondo.
Ma all’apparente freddezza delle sue astrazioni, fa da contrappeso il primitivismo della materia e la forza delle campiture fatte di colore puro. Nelle sue grandi tele, i piani si intersecano per linee orizzontali dando vita a paesaggi fisici e mentali. Paesaggi lunari che, per una strana alchimia, paiono fortemente legati allo spirito zen di quest’isola. Anche l’uso del colore, dove domina il «blu Klein», diventa funzionale all’esperienza di un concetto spaziale dell’arte, quello, parafrasando il Manifesto Blanco di Lucio Fontana, rappresentato «con una grandiosità non ancora superata».
La serie degli strappi, simbologia di lacerazione ma anche di disvelamento di nuove possibili forme plastiche, accentua il dinamismo della superficie e il primato della materia.

Michel Tapié, grande storico dell’astrazione, nel 1970 descrisse queste opere come uno spazio «deliberatamente limitato, che la materia asseconda concorrendo a una tensione massima in giochi pieni di sensibilità metafisiche presenti con un rigore formale assoluto».
LA MOSTRA
«Antonio Secci». All’Acquario civico di Cala Gonone (Dorgali), fino al 14 settembre. Info: www.dorgali.it.

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