LA GUERRA SEMIOTICA. Con le bombe e le armi che fortunatamente tacciono, con i capi di Eta che vengono di volta in volta catturati dalla collaborazione della Polizia spagnola e francese, la tensione nei Paesi Baschi si limita alla politica e ai simboli. In una terra dove ogni colore, scelta e posizione è metafora di qualcos'altro, torna a far discutere la questione della bandiera. Precisamente quella spagnola, con bande rosse e gialle e il simbolo della casa reale. Da lunedì, infatti, il vessillo considerato dai baschi il simbolo della violazione della loro indipendenza sventola anche all'esterno delle Juntas Generales di Bizkaia, il parlamento locale della regione con capoluogo Bilbao.
ULTIMO BALUARDO. La querelle sulle bandiere è antica e affonda le sue radici nella cosiddetta Ley de Banderas, la legge che impone a ogni edificio pubblico sul suolo spagnolo di esporre all'esterno «in maniera ben visibile» la bandiera nazionale accanto a quella europea e a quella regionale. Ma se nel resto del Paese questa norma viene accolta senza colpo ferire, in Euskadi viene accolta come «un'imposizione inaccettabile» dai nazionalisti più blandi e come «un ritorno al franchismo» da parte degli indipendentisti radicali. Così, dopo che a febbraio il Tribunale Supremo aveva obbligato - per la prima volta dalla sua nascita -, il Parlamento basco di Vitoria a sventolare la bandiera spagnola accanto alla locale Ikurrina (la bandiera basca bianco rossa e verde che ricalca sommariamente il disegno della Union Jack inglese), ora tocca ai vari parlamenti regionali di Alava, Guipuzcoa e - appunto - Bizkaia attendere all'obbligo. Ovviamente, come spesso accade nei Paesi Baschi, qualunque sintomo vagamente spagnoleggiante viene accolto con dispetto dalle formazioni abertzale e anche in questo caso c'è chi ha bollato l'imposizione come un «mancato rispetto dell'identità basca».
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