Augusto Pozzoli
Gli immigrati egiziani si organizzano per assicurare ai figli una pagella riconosciuta nel paese dorigine. Unesigenza ideale a salvaguardia della propria identità, ma anche pratica, per non essere considerati analfabeti se dovessero tornare in patria. Anche se hanno regolarmente frequentato una scuola italiana. Saranno migliaia (ne sono previsti 500 solo a Milano) i piccoli egiziani che a partire dal prossimo 11 aprile si riuniranno al Palalido appositamente preso in affitto dal consolato egiziano per sostenere le prove desame di idoneità per adeguarsi ai livelli distruzione richiesti dal governo del Cairo. Un rito che si celebra contemporaneamente in tutte le parti del mondo dove ci sono immigrati egiziani. «Una necessità per questa gente spiega Lidia Acerboni, la pedagogista che da alcuni anni lavora per cercare di assicurare unadeguata istruzione ai figli degli immigrati innanzitutto perché lEgitto non ha stabilito con altri paesi degli accordi per il riconoscimento dei titoli di studio, quindi chiunque studi secondo programmi di altre scuole è come se fosse rimasto analfabeta». Acerboni, che conosce bene il contesto egiziano per aver lavorato in questi anni anche per risolvere il caso di via Quaranta, cita un caso emblematico: una donna immigrata egiziana, madre di tre figli, che rimane vedova e decide di tornare al paese dorigine. «È tornata in Italia disperata continua la pedagogista - perché nel suo paese avrebbe dovuto far ricominciare gli studi ai figli dalla prima elementare. Anche se il maggiore ha già 16 anni, e dovrebbe essere alle superiori. E questo perché appunto non si è premurata di far sostenere ai ragazzi gli esami di idoneità secondo i programmi egiziani».
Al Palalido, dunque, confluiranno bambini e ragazzi di origine egiziana, la maggior parte dei quali frequentano regolarmente una classe di scuola italiana. Sono previste prove a partire dalla terza elementare (prima basta lattestato di un ente o unassociazione di immigrati che dichiari la frequenza agli studi), fino alla prima superiore. Ogni candidato si iscrive al proprio consolato pagando la sedia che verrà messa a disposizione per sostenere le prove.
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