Palamara (Anm): le toghe non sono partigiane Il Pdl: «Parla come il capo di un’ala anti premier»

RomaMagistratura di parte? Toghe rosse? Macché, tutte strumentalizzazioni. Sembra rispondere al premier, anche se non lo fa esplicitamente, Luca Palamara. E nel pieno dell’ultimo tornado giudiziario abbattutosi su Silvio Berlusconi il presidente dell’Anm difende il buon nome delle toghe, suscitando reazioni avvelenate dalle fila del Pdl.
A scatenare il tutto ci sono le sue dichiarazioni al Convegno dell’Agesci laziale, l’associazione guide e scout cattolici. «La magistratura - dice Palamara - applica la legge senza partigianeria: ma dal 1992 in poi abbiamo assistito ad una strumentalizzazione dell’azione giudiziaria, come avviene anche nelle polemiche di questi giorni nelle quali l’operato dei giudici viene ancora messo in discussione». Ecco, il riferimento al caso Ruby è evidente. Ma il numero uno del sindacato delle toghe, facendo polemica, parla come se volesse pacificare gli animi. «È importante essere tutti testimoni di legalità - spiega Palamara -, bisogna uscire da una logica dello scontro tra politica e magistratura che non porta da nessuna parte». Per il presidente dell’Anm «si rischia di creare nella nostra società un blocco o un corto circuito». Insomma, in politica c’è maggioranza e opposizione, ma la magistratura «ha solo il compito di far rispettare la legge». Ultima stoccata: «In Italia l’illegalità esiste, se è vero che la corruzione brucia 60 miliardi di euro all’anno, pari a 3 o 4 finanziarie».
Alla maggioranza, che sta in queste ore fronteggiando l’ennesimo attacco della pm milanese Ilda Boccassini, queste frasi suonano come una provocazione. Daniele Capezzone è il primo a reagire. «Le parole di Palamara - dice il portavoce Pdl - sembrano un autogol. Nel momento in cui il leader dell’Anm entra in polemica, diretta o indiretta, con la maggioranza, conferma il rischio di politicizzazione a cui la magistratura è complessivamente esposta. Forse non si accorge di parlare come se fosse il capo di una fazione che si contrappone al premier». Poi ribadisce i dati del curriculum giudiziario del Cavaliere: in pochi anni 28 processi, 105 inchieste, 2600 udienze.
«Tutto normale?», si chiede retoricamente Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera. «Palamara predica bene ma, purtroppo, un settore della magistratura razzola male. A Milano sono state fatte prima le indagini alla ricerca di una notizia di reato e non il contrario. La vita privata di Berlusconi è stata rivoltata come un calzino alla ricerca di qualcosa che producesse comunque un effetto mediatico giudiziario».

E Luigi Vitali, della Consulta Giustizia del Pdl, dice che gli attacchi dall’Anm e da alcune procure a governo e Pdl vogliono «impedire il percorso delle riforme e la rimozione di privilegi corporativi e di casta». Forse, aggiunge la leghista Rossana Boldi, l’Anm dovrebbe preoccuparsi dei sondaggi, l’ultimo di SkyTg24, da cui risulta che per il 40 per cento degli italiani «la magistratura non agisce con obiettività».

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