Politica

Palazzo Chigi si (ri)trasforma in merchant bank

Il premier dietro le quinte sollecita i finanzieri amici per una soluzione europea e Buora punta su Deutsche Telekom. At&t chiama Gentiloni

da Roma

Se non è possibile una cordata italiana per Telecom, che sia almeno europea. La riflessione viene attribuita a Romano Prodi e l’avrebbe fatta in un colloquio riservato. Con il chiaro obiettivo di farla arrivare alle orecchie di Guido Rossi, presidente di Telecom Italia. Questi l’ha subito «girata» a Carlo Buora: a riprova di come il governo sia impegnato dietro le quinte a cercare di capire come «disinnescare» l’operazione di Tronchetti con l’At&t e America Movil (ma anche a dimostrazione di come le strade di Rossi e di Tronchetti siano destinate a separarsi).
Ricevuto l’input, il vicepresidente operativo si è messo a caccia di un partner industriale europeo da affiancare alla cordata Mediobanca-Generali: braccio finanziario dell’operazione; ed avrebbe avviato studi (e, forse, già contatti) per far partecipare la Deutsche Telekom alla controffensiva «benedetta» da Palazzo Chigi.
A questo punto, indiscrezioni e «veleni» si mescolano. C’è chi parla di un’operazione in più fasi. Le banche potrebbero esercitare l’opzione per Olimpia e salire di prezzo, fino a quello che americani e messicani sono pronti a pagare (2,82 euro per azione). Per poi rientrare dell’esborso finanziario «spacchettando» Telecom, e destinando Tim ai tedeschi. C’è anche chi non arriva a pensare alla vendita di Tim, ma ad ipotizzare forme di partnership industriale con Deutsche Telekom.
Un altro veleno che circola è che la legislazione antitrust americana proibisce ad un’azienda di tlc Usa di acquistare una società che controlla aziende editoriali. E Telecom controlla Ti-Media, in cui sono «parcheggiate» la televisione La7 e l’agenzia di stampa Apcom. In realtà si tratta di un problema secondario: Telecom potrebbe cedere a Pirelli o ad un’altra loro azienda, magari estera, Ti-Media, ed il problema sarebbe risolto. Insomma, l’accordo di domenica scorsa fra Tronchetti e l’At&t e America Movil ha messo in piedi un gioco di specchi in cui Prodi è maestro; e nel quale si inserisce anche la visita serale dell’altro giorno di Enrico Salza a Palazzo Chigi. Al punto che il presidente del Consiglio può tranquillamente osservare: «Le offerte? Come faccio a valutarle: non sono mica arrivate a me...». Verissimo.
Ma l’At&t ha già preso contatti con il governo. Sembra, infatti, che lunedì Paolo Gentiloni abbia ricevuto una chiamata da San Antonio (Texas). Dall’altro capo del telefono, gli uomini del colosso americano delle telecomunicazioni. Una chiamata «di cortesia», destinata a stabilire «un contatto con le istituzioni italiane». E ad anticipare una prossima missione romana dei vertici del colosso Usa.
E forse non è stato nemmeno l’unico contatto con esponenti del governo o della maggioranza. Una delegazione americano-messicana è a Milano per studiare gli aspetti tecnici dell’operazione. Un’altra, riconducibile sempre all’At&t e ad America Movil, è a Roma per contatti più «politici», con istituzioni e partiti. Particolarmente attivi in questa fase gli uomini di J.P. Morgan.
Insomma, da una parte c’è Palazzo Chigi che lavora per disinnescare l’ingresso degli americani e dei messicani nelle tlc italiane; mentre dall’altra i grandi partiti della maggioranza (Ds e Margherita in testa) hanno abbassato i toni della polemica. Bersani si limita a dire: «Non parlo di Telecom, ma siamo tranquilli». Massimo D’Alema, che nel frattempo ha cambiato gestore di cellulare passando da Tim a Wind (forse per la convenzione Consip con la pubblica amministrazione che ha assegnato a Wind la telefonia mobile), si chiude dietro un «no comment».
Una distinzione di rotta fra maggioranza e governo che può trovare mille argomentazioni. I grandi partiti della coalizione potrebbero aver già stabilito un «contatto» con l’At&t. Oppure, stanno prendendo le distanze dalla strategia di Prodi. Strategia che punta sempre più a rafforzare il suo peso specifico nell’economia, per poi farlo valere al momento della creazione del Partito democratico. Ma questo rafforzamento di Prodi rischia di scoprire ulteriormente il fronte americano. E nella maggioranza non tutti sembrano d’accordo.

Tant’è che ora si parla solo di italianità della rete, non dell’azienda.

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