Quello che avrebbe dovuto essere il nuovo palazzo del Cinema del Lido di Venezia altro non è rimasto che un enorme buco nel terreno. Un buco costato 40 milioni di euro - tra progetti morti sulla carta e lavori mollati sul nascere - e da poco tappato. Diventerà una pineta, con una piazza e una fontana.
Ma, nella memoria dei veneziani, sarà sempre il buco della vergogna. Vergogna per un progetto bellissimo e mai completato (né iniziato), rimasto vittima di bonifiche di amianto mal gestite e di vicende legali e giudiziarie complicate che hanno bloccato i cantieri (ma non i costi) per sei anni. Tutto comincia con il bando del 2004 e la posa della prima pietra del nuovo tempio del cinema nel 2008, con cerimonia di inizio lavori e autorità schierate.
Dopo un avvio a singhiozzo, si lavora fino a 2009 quando, durante alcuni scavi, vengono trovati dei rifiuti di amianto nel sottosuolo. In quel momento la spesa supera già i 37 milioni di euro. Cominciano altre operazioni economiche. Il commissario Vincenzo Spaziante, ex braccio destro di Bertolaso, decide di rescindere il contratto con i costruttori, attribuendo al privato tutte le responsabilità sui ritardi dell'opera . La ditta che gestisce i cantieri, la Sacaim, chiede 20 milioni di risarcimento per lo stop ai lavori ed entra in causa con il Comune di Venezia.
Quando si capisce che su quei terreni non verrà poggiato nemmeno un mattone, allora si pensa a come rimediare al buco. In qualche modo ci si riesce ma resta l'ombra dello scavo più costoso della storia, annoverato tra gli incompiuti più celebri.
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