Palazzo delle Poste in Centrale da bassifondi a uffici superlusso

Durante il Fascismo un fiore all’occhiello per Milano, un esempio di architettura e innovazione tecnologica invidiato in tutto il mondo. Oggi, sono parole del vicesindaco con delega alla Sicurezza Riccardo De Corato, «un ritrovo della microcriminalità, bivacco per clochard, tossicodipendenti, immigrati clandestini, fino a divenire ritrovo di malviventi e teatro di stupri». Una parabola in discesa quella dell’ormai ex Palazzo delle Poste di via Ferrante Aporti, l’elegante struttura liberty con vista sulla Centrale. Un declino destinato a trasformarsi in rinascita, dopo l’annuncio che l’edificio sarà ristrutturato e messo a disposizione del quartiere con un’operazione da 100 milioni di euro realizzata da Mhrec, fondo immobiliare promosso da Monte Paschi Asset Management e Hines Italia (advisor) che si sono aggiudicati l’immobile di 35mila metri per 44 milioni di euro. E alla fine, di milioni, ne spenderanno 100.
«Sua eccellenza il ministro delle Comunicazioni conte Costanzo Ciano di Cortellazzo, per sveltire sempre più questo importante servizio, dotò Milano di un impianto che è uno dei più moderni e perfetti di Europa e volle che in questo edificio fossero riuniti i servizi che erano allogati nella vecchia Stazione e nella Posta Centrale». Così nel 1931 raccontava il suo progetto l’architetto Ulisse Stacchini, lo stesso che vincendo tra quarantadue concorrenti il concorso indetto nel 1912 col motto “In motu vita”, era stato scelto per costruire la stazione Centrale. «Il servizio per i pacchi postali - aggiunge -, venne dotato di un impianto modernissimo, a nastri trasportatori, in modo che il funzionamento sarà celerissimo e con risparmio enorme di personale. All’esterno dell’edificio del Palazzo delle Poste, la zoccolatura, le colonne e i portali verso via Aporti, sono in pietra di Nabresina, il rimanente è in pietra artificiale ad imitazione della Nabresina. Le parti decorative modellate da Domenico De Grandi, l’interno improntato alla più assoluta semplicità». Ora la monumentale sede delle Poste, dismessa nel 2001, diventerà un edificio per uffici e servizi con annesso ristorante di lusso. «Negli ultimi anni la contemporaneità a Milano è stata rappresentata per lo più dalla moda e dal design. L’architettura è rimasta uno degli elementi mancanti, ma ora la città sta vivendo una stagione straordinaria», spiega l’architetto Antonio Citterio, autore del progetto. «L’edificio di quattro piani - racconta - ha un tale peso storico che siamo entrati in punta di piedi, ma con l’obiettivo di riqualificarlo e restituirne la funzione pubblica». Piano terra con grande galleria coperta di vetro, giardino, auditorium, caffetteria e sale riunioni. Nei due piani sotterranei parcheggi, nei tre superiori gli uffici. «Un investimento di grande qualità in quello che per il suo valore storico e artistico è uno dei più importanti edifici di Milano - spiega Nicola Romito, amministratore delegato di Mps asset management -. Una certezza di redditività per soddisfare i nostri investitori». Di «approccio etico alla riqualificazione del territorio», parla ancora una volta il numero uno di Hines Manfredi Catella: «Un investimento redditizio per l’investitore ma anche per la città». Una filosofia che piace a Carlo Masseroli.

«Interventi come questo - le parole dell’assessore all’Ubanistica -, caratterizzati dalla collaborazione tra pubblico e privato, sono la chiave di volta per la partita internazionale che Milano gioca. Permettono lo sviluppo di aree della città, in questo caso portando sicurezza dopo anni di degrado, pur garantendo la sacrosanta valorizzazione degli investimenti».

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