Palazzo Marino? La casa-museo dei milanesi

Albertini: «Abbiamo trasformato la sede del Comune e i suoi uffici in una vera collezione a tema su Manierismo e Tardo Rinascimento»

Palazzo Marino? La casa-museo dei milanesi

Ferdinando Maffioli

Palazzo Marino casa-museo come il vicino Poldi Pezzoli? L’accostamento è forse esagerato, ma lo spirito è quello. Al termine di cinque anni di restauro e abbellimenti la sede del Comune ha ritrovato la magnificenza (oltre che molte opere d’arte) delle origini. Quando fu voluto come affermazione vistosa del potere e dell’opulenza da un finanziere genovese, trapiantato nella Milano spagnola in cerca di fortuna. Ed in effetti l’edificio, costruito dall’architetto Galeazzo Alessi fra il l553 e il 1558, appariva il più sontuoso della città. Quanto alla buona sorte, Tomaso Marino ne ebbe in modo inversamente proporzionale alle sue ambizioni: tra l’altro era deciso a creare una strada diretta tra il suo palazzo e il Duomo (come sarà la Galleria...).

Il palazzo non fu completato per le disgrazie che colpirono il proprietario e, incamerato dal Fisco, fu adibito a sede di pubblici uffici. Col Regno d’Italia fu scelto per ospitare l’Amministrazione municipale e da allora è considerato la «casa dei milanesi», una casa completata e abbellita da Luca Beltrami con la facciata verso piazza della Scala, negli anni 1888-1890.
Dunque, questa raffinata residenza non è solo una bella architettura, è anche un importante riassunto di vicende cittadine. Arte e storia che ben si amalgamano nel volume edito da Franco Maria Ricci, «Palazzo Marino - La casa dei milanesi» (serie Gran Tour, 144 pagine, 90 euro) presentato ieri, nella sala dell'Orologio, dal sindaco Gabriele Albertini, dal capo di gabinetto Alberto Bonetti Baroggi, curatore dei lavori di restauro, e da Alessandra Mottola Molfino, direttore settore Cultura del Comune.
«Un’edizione di pregio, com’è nella tradizione dell'editore», ha esordito il sindaco, che, dopo avere ricordato i restauri legati ai bombardamenti, ha illustrato gli interventi degli ultimi anni del suo governo. A partire dalla Sala Alessi, «tornata a risplendere nei suoi colori originali, ritrovando la luminosità tipica delle decorazioni dell’epoca». «L’intento è stato quello - ha proseguito Albertini - di trasformare un generico palazzo di uffici pubblici in un vero e proprio museo: non un semplice deposito di opere d’arte, seppur prestigiose, ma un museo tematico dedicato alla memoria del Tardo Rinascimento e del Manierismo di fine Cinquecento».
Ecco allora sistemati le quadrerie gentilizie milanesi, come quella della famiglia Sormani, i ritratti, le allegorie dinastiche, i soggetti mitologici e le collezioni che sfilano nella Sala dell’Orologio, o gli arazzi cinquecenteschi e gli affreschi collocati nelle salette al piano terreno.

Insomma, un «fastoso ritorno alle origini, l’eleganza che merita le sede del governo di una delle città più importanti d’Europa», ottenuto anche grazie, come ha voluto sottolineare Albertini, alla determinazione di Bonetti Baroggi che ha recuperato tele e arredi sparsi in varie sedi, come Prefettura, Palazzo di Giustizia, Comando dei vigili.
Un patrimonio artistico-storico che ora è visitabile gratuitamente da tutti, su prenotazione e compatibilmente con l’attività politica. Per saperne di più 02-8845.6012/617.

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