Quattro miliardi di euro da pagare ai fornitori. Spesso medie o piccole imprese che forniscono beni o servizi o eseguono lavori che corrispondono a investimenti. Le forniture ai Comuni tengono con il fiato sospeso una miriade di aziende e artigiani. È impressionante la cifra che in Italia corrisponde ai debiti delle pubbliche amministrazioni verso i fornitori: una cifra paragonabile allammontare di una manovra finanziaria. Le spese non pagate dai Comuni capoluogo dItalia, sulla base dei residui passivi 2008-2009, ammontano infatti ad oltre 33 miliardi di euro. A fare i conti di quanto dovuto ma non ancora dato dai Comuni ai vari fornitori è la Cgia di Mestre, che sottolinea come si tratti di spese spesso già impegnate ma non onorate per via dei vincoli del Patto di Stabilità interno che non consentono il pagamento di lavori o forniture se non vengono rispettati i dettati di bilancio dello Stato. La Cgia di Mestre evidenzia inoltre come Roma sia capitale anche dei pagamenti arretrati con un importo di 6,26 mld di euro all ultimo dato disponibile del 31 dicembre 2009. Segue appunto Milano (3,8 miliardi). Tra i residui passivi da sbloccare sono compresi quelli correnti, che includono le spese per forniture di beni e servizi (cancelleria, manutenzioni, acquisti per lordinaria amministrazione), e quelli in conto capitale, dove figurano gli investimenti in opere pubbliche (costruzioni di strade, scuole, parcheggi, impianti sportivi).
«Un danno economico non di poco conto - spiega il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi - che penalizza soprattutto le piccole imprese e le aziende artigiane le quali, dopo aver eseguito forniture od interventi, devono attendere tempi biblici per ricevere le loro spettanze».
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