Il palcoscenico in mano ai francesi

Il palcoscenico in mano ai francesi

I maggiori teatri della capitale si apprestano a chiudere per la pausa estiva. Prima di salutare il loro pubblico, però, hanno in serbo un bouquet di debutti promettente. Basti considerare, ad esempio, il programma dello Stabile capitolino, che da stasera porta sul palcoscenico dell’Argentina due grandi attrici, Franca Valeri e Annamaria Guarnieri, impegnate a ricostruire con cupa teatralità un capolavoro quale Le serve di Jean Genet. A disegnare l’ambiguo e luttuoso rito che Claire e Solange imbastiscono ai danni della padrona (affidata alla pregevole Patrizia Zappa Mulas) troviamo qui Giuseppe Marini, regista della nuova generazione dal piglio originale e coraggioso. «Les bonnes - spiega - sono tornate per parlarci di teatro. Le ritroviamo invecchiate, ancora più illividite e consumate dalla devozione rovesciata in odio per la loro Signora, ma fiere della loro degradazione e decise a viverla fino in fondo». Declinato interamente al femminile è pure il lavoro atteso al Valle sempre per stasera. Si intitola Roma ore 11, lo dirigono e interpretano le brave Manuela Mandracchia, Alvia Reale, Sandra Toffolatti e Mariàngeles Torres, è tratto da un libro-inchiesta di Elio Petri e ha avuto un felice battesimo lo scorso settembre al festival «Bella Ciao» di Ascanio Celestini. Ora («sponsorizzato» dal marchio Artisti Riuniti) torna sulla scena della capitale per parlarci di precariato (vi si racconta il crollo di una scala in un edificio di via Savoia in cui, nel ’51, rimasero ferite 77 aspiranti impiegate), di donne alla disperata ricerca di emancipazione. Dopo una lunga tournée in tutta Italia, arriva poi all’Eliseo (anch’esso da stasera) l’allestimento de Le nozze di Figaro di Pierre-Augustin de Beaumarchais che Matteo Tarasco ha costruito intorno a un Tullio Solenghi quanto mai incisivo, complici la contorta ma gustosissima trama dell’opera e l’illuminante traduzione di Enrico Groppali. «Figaro - spiega l’attore - mi ha conquistato per la sua schietta teatralità, messa al centro di una tessitura di commedia davvero prodigiosa. Ma sarebbe fargli torto relegarlo al semplice virtuosismo scenico, senza avvertirne la componente di coraggiosa istanza sociale». Istanza che questa regia sottolinea con enfasi, cercando di far luce su «un mondo che crolla» (la Rivoluzione francese è alle porte).
Sempre al repertorio francese attinge, infine, il vibrante incastro di passioni, schermaglie e relazioni umane che Toni Servillo (regista e interprete) mette in gioco nella sua già acclamata lettura de Le false confidenze di Marivaux (1737), di nuovo al teatro India (da domani) in un’edizione che, a distanza di anni dalla precedente, non può che risultare ancora più incisiva e matura.

Al centro dei fatti ci sono una bella vedova (Anna Bonaiuto) e le sue altalenanti scelte sentimentali. Ma la commedia, con la modernità del suo linguaggio, si rivela essere molto più vicina a noi e ai nostri tempi di quanto potrebbe sembrare.

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