Palermo, il Comune non ha soldi e il teatro Biondo rischia di chiudere

È di nuovo allarme per lo Stabile del capoluogo siciliano. Per un contenzioso tra la banca e l'amministrazione comunale è stata bloccata la linea di credito. Bloccati stipendi e tredicesime. I sindacati: «Basta con questa assenza di governo»

È di nuovo allarme per la sopravvivenza del Teatro Biondo di Palermo, uno dei più celebri teatri stabili d'Italia. Dopo l'sos lanciato nel marzo scorso dal direttore, il regista Pietro Carriglio, che paventava l'impossibilità di programmare la stagione a causa dei crediti non versati dal socio Comune di Palermo, ecco che la storia si ripete. E a rischio adesso sono non solo stipendi e tredicesime dei lavoratori, ma pure i contributi previdenziali che devono essere versati agli stessi dipendenti. Insomma, a rischio è la vita stessa del teatro.
Il problema è più o meno analogo. Succede infatti che il Monte Paschi di Siena, per un contenzioso con l'amministrazione comunale di Palermo, ha bloccato la linea di credito cui il Biondo attingeva per le proprie necessità. Risultato: il teatro non ha più liquidità. Nulla, ma proprio nulla. E le scadenze incombono. «Non abbiamo più un soldo disponibile - tuona Gianni Puglisi, presidente del consiglio di amministrazione del «Biondo» - non posso non versare i contributi fiscali e previdenziali, è un obbligo di legge e la banca non può mettermi con le spalle al muro. Sono pronto a ricorrere anche a una denuncia. Senza i soldi del Comune possiamo chiudere i battenti. E siamo pronti a farlo qualora le condizioni non dovessero cambiare».
Il Comune allarga le braccia, assicurando che cercherà di fare qualcosa per dare una mano a una delle istituzioni culturali più importanti della città e non solo. Furibondi i sindacati. «L'assenza istituzionale che invade da mesi Palermo - denunciano in una nota Cgil e Cisl -comincia a produrre i suoi nefasti effetti. Da mesi abbiamo posto l'attenzione ed un impegno forte, verso quel dibattito che ci sembrava fondamentale per evitare il percorso disastroso che oggi è davanti alla più importante istituzione di prosa della città. Oggi crediamo che ci vogliano atti di grande responsabilità, per mettere in piedi un progetto che costruisca un solida esistenza per l'arte di questa città.

Chiediamo ai soci e al cda ,nominato dagli stessi soci, di sgombrare questa assenza di governo, programmando insieme un piano economico e culturale che abbia concretezza per la città tutta e per il futuro dei lavoratori del Teatro».

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