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Palermo, primarie di fuoco "Pd finanzia la Borsellino"

Clima infuocato a Palermo in vista delle primarie del 4 marzo. Il deputato regionale del Pd, Davide Faraone accusa il partito di finanziare la Borsellino e chiede le dimissioni del tesoriere nazionale. Bersani: "Le ho chiesto io di candidarsi"

Palermo, primarie di fuoco  "Pd finanzia la Borsellino"

Dopo la doppia sconfitta a Genova, le prossime primarie del centrosinistra a Palermo rischiano di sancire l'implosione del partito democratico di Pier Luigi Bersani. Nel capoluogo siciliano la tensione è altissima, così come le critiche nei confronti della dirigenza democrat. 

A innescare la bomba è stato il candidato-rottamatore del Pd, Davide Faraone, (appoggiato da Matteo Renzi) che ieri ha accusato la sede nazionale del partito di elargire finanziamenti a sostegno della campagna di Rita Borsellino, l’eurodeputata sostenuta fin dall'inizio dal Sel di Vendola e poi appoggiata anche da Bersani.

“E’ scandaloso ed è scorretto che alle primarie di Palermo il Pd nazionale, il mio partito, finanzi la campagna elettorale di Rita Borsellino”, ha tuonato Davide Faraone, rincarando la dose: "Capisco che Bersani, dopo la débâcle di Genova, si gioca tutto a Palermo, capisco anche che l’establishment romano non finanzierebbe mai uno come me ritenuto "inaffidabile" rispetto alle logiche di partito. Ma lo invito a non "drogare" le primarie e a dare a tutti la possibilità di concorrere alla pari. Faccia l’arbitro e faccia decidere ai cittadini chi potrà meglio governare e cambiare Palermo con i programmi che propone”.

Messaggio che non ha trovato alcuna risposta da parte del segretario democratico, se non la smentita del tesoriere nazionale Antonio Misiani che ha assicurato che "non eroghiamo alcun contributo ai singoli candidati quando ci sono più candidati del Pd"

E così, oggi, dopo le critiche, Faraone ha deciso di portare le presunte prove delle sue accuse. "È un’intrusione inaccettabile, che viola il codice etico del partito e condiziona la consultazione di Palermo", ha affermato Faraone, attaccando poi frontalmente il tesoriere nazionale e mostrando la mail spedita dalla stessa tesoreria con l’ordinativo di affissioni a favore di Rita Borsellino. Ha parlato di finanziamenti per circa 40.000 euro e di un bonifico già eseguito per 14.000 a favore della società Space, sempre per spazi di affissione.

"Chiedo le dimissioni di Misiani, che è colui che ha fatto il versamento e che su questo ieri ha palesemente mentito, e chiedo a Bersani di intervenire. Se il segretario del partito non interviene, significa che lui stesso è colui che ha autorizzato questa ingerenza che altera le regole delle primarie e rischia di distorcerne il risultato", ha tuonato l'esponente democratico, spiegando anche la motivazione delle sue invettive: "La cosa grave e inaccettabile è che i soldi del finanziamento pubblico, soldi dei contribuenti, anche palermitani, siano usati a favore di un solo candidato, per giunta neppure iscritto al partito. Rita Borsellino non può più a questo punto raccontarci la storiella del "candidato della società civile". È il candidato degli apparati di partito, tanto che la sua campagna è pagata da Roma".

Insomma, accuse pesanti, quelle di Faraone. Accuse che rendono ancor più incandescente il clima in vista delle primarie del 4 marzo. E dire che la situazione del Pd era già complicata di suo. Infatti, sono quattro i candidati ai nastri di partenza. C'è la sorella dell'ex giudice ucciso dalla mafia, diventata da poco la candidata ufficiale anche del Pd. C'è Fabrizio Ferrandelli, ex consigliere comunale dell'Idv, cacciato da Di Pietro, che si presenta con una lista civica e forte dell'appoggio di due pezzi grossi del Pd siciliano: il capogruppo all'Ars Antonello Cracolici e il senatore Beppe Lumia. Poi c'è Antonella Monastra, sostenuta da altri rami del Pd e il rottamatore Faraone. Il tutto condito da una lotta intestina che ha visto la metà dei componenti della Direzione regionale del Pd (su mandato di Cracolici-Lumia) sfiduciare Giuseppe Lupo, segretario regionale Pd sostenuto dai vertici romani e reo di aver sponsorizzato la candidatura della Borsellino.

Su tutto questo, Bersani preferisce mantenere un low profile. Non ha risposto alla richiesta di dimissioni del tesoriere avanzata da Faraone, così come non ha commentato più di tanto le guerre fratricide sicule. Per il segretario democratico, "le primarie ci levano la pelle ma io sono serenissimo perché il Pd ha un polmone aperto verso la società civile che altri non hanno, le primarie possono provocare disordine ma è tutta roba buona, non ci impressioniamo per un inciampo", riferendosi alla batosta genovese.

Per quanto riguarda Palermo, Bersani minimizza e dice: "Dicono che il partito è diviso in tre. Ma le primarie si fanno per questo! Perché non si dice lo stesso del partito repubblicano Usa? I dirigenti possono invocare, in casi eccezionali, e con una consultazione interna la candidatura unica ma se si accettano primarie di coalizione funziona così, non si può criticare il Pd se fa le primarie e poi se non le fa. La gente vota come ritiene e a Genova hanno scelto Doria. Io sono molto fiducioso sulle amministrative e ho chiesto a Rita Borsellino di candidarsi alle primarie perché a Palermo c’è bisogno di questo. Cresciamo come partito se stiamo larghi con la testa e corrispondiamo all’interesse del paese".

In tutto questo rimane però l'accusa di Faraone: "Non è normale che un partito come il Pd decida di sostenere un candidato che dice di non essere politico ma civile, che si becca i finanziamenti dei partiti, e il sostegno delle segreterie nazionali dei vari partiti. Mentre io che sono un candidato iscritto al Pd devo sorbirmi l'insulto di essere uno di partito, e che il mio finanziamento vada ad un’altra persona. Io non ho chiesto un euro, né un voto. Ho chiesto solo che la competizione sia regolare, e che tutti i candidati abbiano le stesse opportunità".

E prima o poi Bersani dovrà trovare una risposta anche su questo.

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