Cronaca locale

Mafia, il boss Filippo Nania si è tolto la vita

Condannato per associazione mafiosa, il boss stava scontando la pena ai domiciliari. Sulla vicenda indagano i carabinieri

Mafia, il boss Filippo Nania si è tolto la vita

É morto il boss mafioso Filippo Nania, di 91 anni, detto "Fididdu". Nania, condannato per associazione mafiosa, si è tolto la vita nella sua abitazione a Partinico, nel palermitano, dove stava scontando la pena agli arresti domiciliari.

A Filippo Nania nel 2016, dopo aver trascorso un periodo di reclusione nel carcere Opera di Milano, erano stati concessi gli arresti domiciliari. Sembra che l'anziano boss si sia tolto la vita nel suo garage dopo essere salito su una scala. Si sarebbe ucciso con una corda al collo. Nania, fratello dello storico boss di Partinico Antonino, era affetto da tempo da una malattia incurabile. Sulla vicenda indagano i carabinieri. Intanto si attende l'ispezione cadaverica. Nania era ritenuto il mandante di alcuni efferati omicidi avvenuti nel Partinicese.

Qualche anno fa anche il nipote di Nania, figlio del fratello Antonino, fu arrestato dopo un periodo di latitanza. Francesco Nania, 39 anni, fu bloccato all'aeroporto di Fiumicino appena giunto con un volo dagli Stati Uniti. Il nipote dell'anziano boss, era fuggito negli Stati Uniti per evitare l'arresto disposto dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo. Era considerato il "tesoriere" della cosca mafiosa partinicese dei Vitale. Per questo doveva scontare una condanna a nove anni per associazione mafiosa. Francesco Nania alcuni mesi prima, era stato individuato negli Usa dall'Fbi, nell'abitazione della sorella Margherita, che da anni viveva nel New Jersey. Bloccato dagli agendi federali, fu fatto imbarcare su un volo diretto a Roma e all'arrivo a Roma, lo hanno consegnato ai carabinieri.

Il nipote del boss morto ieri a Partinico, finì in manette la prima volta nel 1994 in Austria, mentre tentava di spendere banconote false. Secondo gli investigatori era il "cassiere" del clan dei Vitale di Partinico e, si occupava della riscossione delle estorsioni imposte a commercianti e imprenditori della comune del Palermitano, affiancando la moglie e la figlia del boss, detenuto, Leonardo Vitale.

Nel 2007 invece, nel miriono dei carabinieri di Partinico finì una casa famiglia di Partinico, il cui immobile era di proprietà del figlio dell'anziano boss mafioso deceduto ieri. I militari eseguirono un'ordinanza di chiusura emessa dal sindaco di Partinico a seguito delle violazioni riscontrate durante alcuni controlli effettuati dai Nas. I controlli scattarono in seguito alle intimidazioni subite dal sindaco Giuseppe Motisi e dall'assessore ai servizi sociali Mimma Tortorici dopo la denuncia di un presunto "business nella gestione delle case famiglia".

Nella casa famiglia i carabinieri e i Nas riscontrarono la mancata iscrizione all'albo regionale degli enti assistenziali e il mancato rinnovo del decreto autorizzativo dell'assessorato regionale alla famiglia.

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