Cronaca locale

Vilipendio alla bandiera: bruciato nella notte un tricolore

Una grossa bandiera affissa dal comune di Cefalù è stata bruciata: indagano i carabinieri che stanno analizzando i filmati della videosorveglianza

Vilipendio alla bandiera: bruciato nella notte un tricolore

Nel giorno che l'ha celebrata, è stata bruciata una grossa bandiera italiana che il comune di Cefalù in provincia di Palermo aveva fatto esporre sulla facciata del palazzo comunale che si trova proprio su piazza Duomo. L'episodio è avvenuto la notte tra il 7 e l'8 gennaio. E i carabinieri, avvisati dell'episodio, sono già al lavoro per tentare di dare un nome al responsabile o ai responsabili dell'atto vandalico. Stanno analizzando i vari filmati delle tante telecamere di videosorveglianza che si trovano disseminate nella zona. Anche a tutela del magnifico Duomo, che fa parte dell'itinerario arabo-normanno patrimonio dell'umanità Unesco.

Le fiamme, oltre a distruggere completamente il tricolore che era stato esposto, hanno danneggiato, seppur in maniera lieve, la facciata del palazzo che ospita gli uffici comunali. Curiosa la coincidenza del fatto che l'episodio vandalico è avvnuto proprio ieri, 7 gennaio, data alla quale si fa risalire l’adozione della bandiera nazionale verde, bianca e rossa, da parte della Repubblica Cispadana.

"Certo di interpretare i sentimenti di tutti i cefaludesi, desidero esprimere forte condanna, vibrante indignazione e profondo sdegno per il vile e codardo atto di dare alle fiamme il grande vessillo nazionale esposto nella facciata della Casa comunale in occasione della giornata nazionale della bandiera". Così scrive in una nota il sindaco di Cefalù Rosario Lapunzina, che poi prosegue: "Esprimo massima fiducia nell’operato delle forze dell’ordine che stanno conducendo le indagini per giungere all’identificazione degli autori del gesto scellerato. Nell’attesa che si faccia luce sull’accaduto e con l’auspicio che i responsabili vengano presto assicurati alla giustizia, desidero ricordare che il Tricolore è il simbolo dell’affermazione dello Stato e degli ideali di democrazia e giustizia, valori per i quali molti italiani hanno sacrificato la loro vita. La bandiera è un testimone che viene passato da generazione in generazione. Per questo la città di Cefalù, nell’esprimere ferma condanna per il vilipendio perpetrato, manifesta sentimenti di condivisione e rispetto per tutti gli italiani che, nel Tricolore e nella Costituzione, si riconoscono concittadini".

Ieri è stato celebrato il "compleanno" della banidera italiana che ha celebrato il suoi primi 222 anni. La sua storia è iniziata il 7 gennaio 1797, quando i rappresentanti delle città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara - riuniti in congresso a Reggio - proclamarono il tricolore bianco, rosso e verde come vessillo della Repubblica Cispadana, il nuovo Stato nato sotto la protezione dell'esercito francese. A differenza di oggi, il vessillo della neonata Repubblica aveva i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro era raffigurato il turcasso o faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'unione dei quattro popoli che aderivano alla Repubblica, mentre ai lati erano poste le iniziali R ed S. A "inventarla" era stato Giuseppe Compagnoni, un letterato e giornalista di Lugo che fin da giovane aveva aderito all'Illuminismo. La bandiera a bande orizzontali fu adottata anche dalla Repubblica Cisalpina, nata dall'aggregazione delle Repubbliche Cispadana e Transpadana, ma un decreto dell'11 maggio 1798 stabilì che il vessillo dovesse avere tre bande con gli stessi colori, ma verticali.

Dopo la caduta di Napoleone, il Tricolore entrò per decenni in clandestinità. Tornò in auge in occasione dei moti indipendentisti che scoppiarono nella penisola italiana tra il 1821 e il 1848, quandò sventolò a Milano durante le celeberrime "Cinque Giornate". Nello stesso anno, l'8 maggio, fu il Regno di Sardegna ad adottarlo ufficialmente come bandiera nazionale - con lo stemma sabaudo - e fu innalzato per la prima volta sopra Palazzo Madama, a Torino. Poi il vessillo tricolore fu adottato anche da altri Stati, per poi essere abbandonato in favore delle vecchie bandiere. Ma il destino del Tricolore come simbolo dell'Italia era segnato e infatti, con la nascita del Regno d'Italia, il 17 marzo 1861, la bandiera verde, bianca e rossa fu adottata da Re Vittorio Emanuele II. Durante la seconda guerra mondiale, il Tricolore fu riadattato dal Comitato di Liberazione e dalla Repubblica sociale. Nel primo caso, lo stemma dei Savoia fu sostituito da una stella a cinque punte con dentro la sigla Cln, nell'altro un'aquila imperiale romana.

Quindi, con la nascita della Repubblica, si giunse all'ultima rivisitazione: dalla banda bianca, via per sempre lo scudo sabaudo.

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