Palestinese uccide a colpi d’ascia un ragazzo ebreo

GerusalemmeUn ragazzo di 13 anni ucciso a colpi d’ascia e un bambino di 7 ferito, per fortuna in modo non grave. È finita così, ieri, l’incursione di un terrorista solitario nell’insediamento di Beit Ayn, uno degli avamposti di coloni ebrei nel cuore della Cisgiordania, a poca distanza dall’inquieta città palestinese di Hebron. L’attacco, attribuito a un palestinese che lavora nella zona, è durata in tutto pochi minuti e si è concluso con la fuga dell’aggressore. L’uomo non ha avuto difficoltà a introdursi nell’insediamento - roccaforte dell’ala messianico-nazionalista più estrema del movimento dei coloni - che è protetto da un corpo di guardia privato, ma non da recinti o reticolati per ragioni ideologiche. Agenti del corpo di guardia della colonia hanno aperto il fuoco contro il terrorista e ritengono di averlo ferito, ma senza riuscire comunque a fermarne la fuga. Poco più tardi si è aperta una caccia all’uomo nella quale sono stati impiegati reparti dell’esercito che hanno in particolare cinto d’assedio il vicino villaggio di Khirbet Safa, dove si sospetta che il ricercato possa aver trovato rifugio.
Il drammatico episodio è avvenuto mentre il neo ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman - che già il giorno prima aveva lanciato una bomba dichiarando che il nuovo governo non si ritiene vincolato alle intese di Annapolis - annunciava, con nuove clamorose prese di posizione, di non essere affatto disposto ad ammorbidire le sua linea oltranzista. Al quotidiano Haaretz ha detto di essere nettamente contrario al ritiro di Israele dalle alture siriane del Golan, occupate nel 1967, e ha posto dure condizioni per il proseguimento del dialogo di pace con i palestinesi. Lieberman, che ha citato il detto latino «si vis pacem para bellum», ha affermato che Israele «può offrire alla Siria solo pace in cambio di pace».
Il neoministro degli Esteri, interrogato proprio ieri dalla polizia per sette ore nel quadro di un’inchiesta in corso da anni per accuse di corruzione e riciclaggio di danaro, ha così indicato una svolta a 180 gradi nella linea, internazionalmente condivisa, finora seguita da Israele nei rapporti con i vicini arabi, di offrire territori in cambio di pace. A suo giudizio la politica delle concessioni rischia di causare solo nuove pressioni e di portare a nuove guerre. A Lieberman ha risposto il presidente siriano Bashar el Assad assicurando che il Golan tornerà prima o poi al suo Paese «con la pace o con la guerra».

Israele considera il Golan di grande importanza strategica per la sua posizione geografica dominante e per le sue fonti d’acqua. Prima del conflitto del 1967 la Siria era solita bombardare dalle alture i sottostanti kibbutz e centri agricoli della Galilea.

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