Politica

Palestre e locali sexy si fingono Onlus per non pagare tasse

Ha tutto l’aspetto di una palestra. La macchine per fare pesi, la sauna, la sala per l’aerobica. Entri, sudi, paghi e te ne vai. E al momento di uscire non sai di aver fatto «beneficenza». Perché quella che sembra una normalissima palestra è in realtà un circolo sportivo, che il proprietario è riuscito a far passare per una onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale). E quindi sui soldi del tuo allenamento non paga le tasse. Con profitto suo e scorno dei concorrenti.
Attività totalmente orientate al profitto che si fregiano impunemente dello status di onlus: cinema che in virtù di una rassegna ogni due mesi sulle produzioni mongole si presentano come associazioni culturali; circoli con «baretti» che vendono a prezzi normalissimi vini e grappe, che per i due quadri appesi alle pareti sono riusciti a farsi passare per soggetto di promozione artistica. Oppure truffe vere e proprie, attività che nulla hanno a che vedere con il Terzo settore ma di cui godono i benefici: e qui si trova di tutto: ristoranti, beauty center, bed and breakfast, circoli di scambisti. Tutti insieme attaccati ingiustamente agli sgravi fiscali previsti per le onlus: niente imposta sul reddito, molte operazioni senza Iva e l’esenzione da altre tasse minori. Oltre alla possibilità di accedere al 5 per mille e alle donazioni di privati (scaricabili queste dalla dichiarazione dei redditi). Un pacchetto di misure che lo Stato ha adottato per agevolare e aiutare tutte quelle realtà sane, la stragrande maggioranza, che sono la spina dorsale del Terzo settore in Italia; e per la loro particolare natura, società non profit votate al volontariato che vivono principalmente grazie alle donazioni private (circa l’86% delle loro entrate), sensibilissime a ogni minimo sussulto mediatico che ne incrini la reputazione. E, purtroppo, l’inventiva dei criminali che gravitano attorno al mondo delle onlus è senza pari, tale da trarre profitto anche dalle scatolette di tonno. Come il caso di due onlus casertane indagate dalla Guardia di finanza per appropriazione indebita di ingenti quantità di derrate ricevute dal Banco alimentare. I poveri casertani cui erano destinate non hanno mai visto niente. Don Luigi Tamburro, il diacono incardinato nella Diocesi di Caserta che è presidente regionale del Banco alimentare, ha commentato: «È una cosa disgustosa che questa gente getti fango sulle persone perbene. Ancora più perbene perché lavorano nel non profit donando il loro tempo. È vergognoso speculare sulla povertà».
«Certo il regime fiscale delle onlus è estremamente vantaggioso - commentano dall’Agenzia delle Entrate, l’ente che cura l’Anagrafe unica delle onlus - e attira molti approfittatori. Per questo i controlli e le verifiche da parte dell’Agenzia, che opera in stretta collaborazione con la Guardia di finanza e l’Agenzia per le onlus, sono stringenti e mirati». In effetti nel solo 2007 sono state scoperte 698 finte onlus. L’anno prima 1.296. Nel 2005 erano ancora di più, 1699. «Oggi è molto più difficile - sottolineano dagli uffici che hanno il compito di vigilare sul Terzo settore - riuscire ad approfittare dello status di Onlus senza averne il diritto». Non è sempre stato così.
Le truffe «a marchio onlus» sono nate con le stesse onlus, nel 1997, con l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 460. All’epoca l’Agenzia delle entrate non aveva né gli strumenti né le competenze necessarie per opporsi all’ondata di sciacalli richiamati dal fascino degli sgravi fiscali. Ma del resto neanche il rapporto con il mondo delle onlus vere era facile: il controllo di questi nuovi soggetti giuridici doveva viaggiare contemporaneamente sul piano fiscale, civilistico e societario. Così si può dire che la grande abbuffata delle onlus truffaldine è durata circa sei anni. Nel 2003 lo Stato risponde, fornendo all’Agenzia delle entrate strumenti e regole per contrastare il fenomeno, e i risultati si fanno subito vedere. Nel 2003 vengono per la prima volta cancellate 111 onlus dalle anagrafi. Quel primo anno è stato di prova, servì all’Agenzia per prendere confidenza con i nuovi strumenti e fra la messa a punto della collaborazione con gli altri enti di controllo. Gli anni dal 2003 a oggi sono stati della mattanza delle finte onlus: 674 nel 2004 e 1699 nel 2005, l’anno massimo.
«Non abbiamo ancora dati certi sulle cancellazione del 2008, dicono dall’Agenzia delle Entrate, ma il trend anche quest’anno è rimasto invariato. Per esempio, di poco meno di 2mila domande pervenute, abbiamo dato l’assenso all’iscrizione nell’anagrafe onlus a solo 1021 soggetti, rifiutando circa 900 domande». Infatti, parimenti con l’eliminazione delle mele marce, è diminuito anche il numero di quelli che chiedono di essere iscritti all’anagrafe onlus: nel 2007 su 3.843 domande ne sono state respinte ben 2.

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