Dopo Palombo, giù dal carro Iachini

Dopo Palombo, giù dal carro Iachini

(...) Il problema è che al valore aggiunto umano non corrispondeva - ormai da troppo tempo - altrettanto valore aggiunto in campo. E, tranne lo straordinario primo anno con Mazzarri, quando Palombo giocò da regista e lo fece divinamente, risultando uno dei migliori del ruolo in tutto il campionato, e tranne la bellissima partita contro il Padova che inaugurò questo campionato di serie B in casa (persino al netto del gran gol), è difficile citare altre partite in cui Palombo è stato decisivo per la Sampdoria. Soprattutto, alla luce dell’ingaggio-monstre per la serie B di un milione e mezzo di euro netti. Ingaggio, sia ben chiaro, di cui Palombo ha beneficiato senza mettere la pistola alla tempia alla società, legittimamente, e che non ha portato via con la violenza. Insomma, qualcuno il contratto gliel’ha firmato.
Detto questo, è chiarissimo che, negli ultimi tempi, a Genova Palombo è stato un giocatore sopravvalutato, sopravvalutatissimo, e troppo costoso. E leggere cronache in cui si raccontava di come, se ci fosse stato lui in campo, anziché non mettere piede in campo nemmeno un minuto con la maglia azzurra, i mondiali sudafricani sarebbero andati ben diversamente, è francamente esilarante. Anche perché basta dare un’occhiata approfondita alla carriera azzurra dell’ex numero 17 doriano e neo numero 17 dell’Inter, per capire che non ci troviamo di fronte all’uomo più decisivo per Lippi prima e Prandelli poi: spizzichi di amichevoli o di partite ormai ininfluenti per le classifiche ufficiali. Questo, al di là di quanto è stato raccontato a Genova da un pubblico e da una critica perfetti per partecipare alle Palombiadi.
Per la cronaca, si tratta dello stesso pubblico e della stessa critica che, a inizio stagione, ironizzavano sulla scelta del Pescara di puntare sul «perdente» Zeman che sta dominando il campionato con 51 punti. Detto tutto.
Insomma, la cessione di martedì all’Inter dispiace. Ma era inevitabile. E, francamente, è surreale che non ci siamo arrivati prima, nella scorsa estate, quando alle giuste esternazioni di Edoardo Garrone sulla «piazza pulita» non ha fatto seguito nessun fatto concreto, anzi l’esatto contrario alla «piazza pulita», con la pessima decisione di ripartire dal gruppo retrocesso lo scorso anno.
In tutto questo, si inserisce il fattore Iachini. Da quando l’«allievo di Novellino» (sic) è arrivato a Genova, la situazione, anziché migliorare, è peggiorata settimana dopo settimana. È vero che i blucerchiati hanno una partita in meno delle squadre che li precedono, ma è anche vero che il sesto posto, l’ultimo utile per agganciare i play-off, dista ora sette punti, che non sono pochissimi. Certo, in caso di vittoria nel recupero con l’Empoli, i punti si ridurrebbero a quattro, che sono pochissimi. Ma sembrano tantissimi vedendo il gioco della formazione doriana. E, volutamente, non parlo dei 19 punti di distacco dal secondo posto utile per la promozione diretta, che era l’obiettivo dichiarato della Samp a inizio anno.
Soprattutto, oltre al gioco che continua a non esserci, anche dopo i nuovi innesti, a far male alla Sampdoria di oggi è il confronto con quella di Atzori. Che già ci sembrava brutta, inguardabile, il male assoluto. Ma che, in confronto a questa, era la squadra delle meraviglie, una specie di piccolo Barcellona. Soprattutto, nella partita con il Crotone, con in campo Soriano e Obiang nei loro ruoli naturali, si era visto un calcio elementare, non esaltante, ma certo redditizio. Risultato, infatti, 2-0 per la Samp e unica vera partita dominata dall’inizio alla fine (non si può considerare tale il 6-0 con il Gubbio dell’andata, condizionato da due espulsioni di giocatori umbri in pochi minuti).
Quella roba lì, quella di Atzori, è valsa 22 punti in 15 partite, pari a 1,46 periodico punti a partita. Da quando c’è Iachini, invece, su nove partite - cifra più che sufficiente a giudicare un tecnico - sono arrivati nove punti, uno a partita.

Il che, parametrato su tutto il campionato, significherebbe 24 punti per Iachini, appena sopra la zona play-out, e 35 punti per Atzori, al sesto posto e nei play-off.
E nessuno, nemmeno un amico come l’ottimo Claudio Paglieri del Secolo XIX, ci convincerà mai che con Gasparin o un direttore generale a Corte Lambruschini, avremmo una Samp al posto del Pescara.

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