Il Panariello fustigato boccia sua maestà Mina e chi è rimasto a casa

Paolo Giordano

nostro inviato a Sanremo

Quand’è spuntato sul palco ieri sera aveva il frac e Giancarlo Giannini gli ha piazzato subito in testa il cilindro: ultima puntata, tira fuori finalmente il coniglio. Volto rilassato, rughe distese, Giorgio Panariello era sollevato perché comunque da oggi è in vacanza e, soprattutto, perché ha chiuso le porte del suo Festival a metà. I demeriti sono suoi, i meriti (pochi) di tutti gli altri. Lui dice che fa parte del gioco e forse ci crede e chi lo ha seguito in questi giorni lo dipinge come sereno nonostante che dopo la prima puntata «in camerino fossi distrutto: ho capito che avevo sbagliato e sarebbe stato un calvario». Però ha abbozzato: e lentamente il suo Festival ha conquistato una linea di onorevole sconfitta, non Caporetto ma nemmeno lo sbarco in Normandia, insomma una dignitosa battaglia di retroguardia giocata con la fanteria al completo e i generali a riposo. Non passerà alla storia ma in archivio finiranno anche pochi insulti, cosa che tutto sommato era ampiamente nelle previsioni. Comunque, dando un’occhiata nei camerini in queste sere, il più provato sembrava il direttore Del Noce, che ha portato alla fine il suo quarto e probabilmente ultimo festival da direttore di Raiuno trovandosi come il solito tra l’incudine del basso livello autorale e il martello della stampa.
Panariello, invece, fumando una Marlboro dietro l’altra e ustionandosi davanti alla lampada abbronzante, ha incassato senza schiantare e ancora ieri in sala stampa, mentre Ramazzotti faceva il bullo con il sottosegretario Letta, aveva l’espressione di chi ha già prenotato il villaggio turistico e quindi tanti saluti e grazie. Virna Lisi lo ha promosso («Fa bene il suo lavoro») ma quasi tutti gli altri lo hanno bocciato, specialmente la stampa. Difatti lui, sulle pagelle redatte per Chi in edicola domani, ha dato sette ai giornalisti ma state certe che è solo una cortesia: potendo, non sarebbe andato oltre lo zero. E così, dopo aver dato otto alle sue vallette Ilary e Victoria, dieci a Gianmarco Mazzi e (misteriosamente) anche a Orlando Bloom e agli autori e addirittura dieci e lode al duo salvafestival Leonardo Pieraccioni e Carlo Verdone, s’è tolto la soddisfazione di bocciare «i grandi nomi della canzone che mi hanno lasciato solo» e persino di bacchettare sua maestà Mina, che da decenni tratta il Festival come tutti fanno con la Nazionale di calcio: ne parlano, ovviamente criticano, ma tanto mica possono far qualcosa per cambiare la formazione. Ieri sulla prima pagina della Stampa si era chiesta: «Ma dove sono le canzoni?». Sai la novità: è un problema da un bel po’ di anni, mica bisogna aver cantato Grande grande grande per capirlo.

E difatti: «Se Mina fosse venuta e se venissero questi grandi personaggi che alla fine ragionano ma del Festival non gliene frega nulla. Purtroppo si deve fare il Festival con quello che c’è. E con quello che c’è, il clima è quello che avete visto». Appunto. Buone vacanze.

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