Panchine e luci sulla Darsena. Dopo sei anni

Dal 30 novembre l’area riaprirà ai milanesi: una passerella per collegare le due sponde, servizio bar, alberi e vecchi lampioni. Martedì incombe la sentenza del Consiglio di Stato sul progetto del parcheggio che ha ridotto il bacino a una discarica

Panchine e luci sulla Darsena. Dopo sei anni

Per qualche giorno pende ancora una spada di Damocle. Martedì il Consiglio di Stato dirà se accoglie il ricorso del consorzio Villoresi, il concessionario che doveva realizzare il maxiparcheggio alla Darsena ed è stato giudicato dal Comune "inadempiente". Tanto che lo scorso aprile - dopo 6 anni - si è fatto restituire le chiavi di quella che era diventata una discarica a cielo aperto. La battaglia legale è proseguita, e dopo il pronunciamento del Tar a favore, Palazzo Marino conta la prossima settimana di superare anche l’ultimo scoglio e tornare in pieno possesso dell’area, senza altre sorprese. Se i giudici ribaltassero la prima sentenza, il Consorzio Villoresi ha già annunciato una causa da 15-20 milioni di euro. Se vincerà il Comune, è pronta una analoga richiesta di maxi-risarcimento, anche se non ancora quantificata. In attesa di risolvere la grana giudiziaria, da aprile ad oggi i tecnici dell’Arredo urbano e dei Lavori pubblici non sono rimasti con le mani in mano. Ed entro il 30 novembre - regalo di Natale - i milanesi potranno tornare a godersi la Darsena parzialmente rimessa in sesto. Un restyling temporaneo, è stata la rassicurazione a consiglieri e comitati dei residenti riuniti ieri in Commissione per fare il punto della situazione. Ma la sensazione è che per il progetto definitivo e per rivedere l’acqua potranno passare anche 2-3 anni. Solo i lavori di consolidamento delle sponde costerebbero 2 milioni di euro. E il silos non è ancora stato formalmente stralciato dal piano urbano dei parcheggi. Quindi: da fine novembre a data da destinarsi, dopo i lavori di recupero partiti due settimane fa bisognerà accontentarsi di passeggiare lungo la sponda di viale Gorizia, tra piante offerte dall’associazione dei vivaisti. Una passerella con recinzioni in legno collegherà l’argine con viale D’Annunzio, con panchine, un percorso illuminato da vecchi lampioni, cartellonistica realizzata dalla Sovrintendenza per raccontare i reperti storici ritrovati negli anni scorsi (verranno circondati da protezioni trasparenti) e dalla Lipu per illustrare la flora e la fauna. Un privato della zona è pronto a sponsorizzare un progetto artistico sulla lunga parete di viale Gorizia, con proiezioni sulla storia e la movida dei Navigli. Ma non è escluso che il Comune inserisca lo spazio nel progetto dei "Walls of fame", i muri messi a disposizione dei writers per esprimere la vena artistica su pareti pubbliche invece che sui palazzi. Visto che l’intento è far rivivere la zona soprattutto di giorno, verrà dato accesso a piccoli autonegozi - i "duomini" - per offrire servizio bar a mamme con bambini, anziani, turisti. Per la sera, i residenti sono già sul piede di guerra. L’unica area rimasta allagata dovrebbe essere coperta con una piattaforma coperta da usare per eventi sportivi o di altro genere ma Gabriella Valassina, portavoce del comitato Navigli, critica: "Intanto il progetto non ci convince, il Comune dovrebbe stanziare i fondi necessari per il ritorno dell’acqua nel bacino". E "temiamo che la piattaforma si trasformi un locale con altra movida nella zona".
Il direttore generale dell’Arredo urbano Flora Vallone chiarisce che "solo con il progetto definitivo si potrà pensare di allagare di nuovo la Darsena. Con la causa in corso e i fondi a disposizione, potevamo garantire solo un restyling parziale. Poi bisognerà riprendere e attualizzare il progetto che vinse il concorso internazionale indetto nel 2004". Tempi lunghi, insomma. "Ci troviamo a discutere del nulla" critica Pierfrancesco Majorino del Pd.

Il verde Enrico Fedrighini ribatte che "è meglio un passo avanti che niente". Idem Fabrizio De Pasquale (Pdl): "Meglio garantire subito una riqualificazione temporanea. Per quella definitiva servono grossi fondi, a prescindere da chi amministri in futuro, i tempi saranno lunghi".

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