Pandemia, paranoia e Brexit. Il nuovo orrore secondo Boyle

Nel film "28 giorni dopo" il mondo è minacciato dal virus della rabbia. Straordinario il protagonista Alfie Williams

Pandemia, paranoia e Brexit. Il nuovo orrore secondo Boyle
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L'horror è da sempre uno dei generi privilegiati per i messaggi politici, neanche tanto nascosti. Non fa eccezione 28 anni dopo che, un po' meno di 28 anni dopo il grande successo del primo 28 giorni dopo, esce nei cinema il 18 giugno con Eagle Pictures mentre negli Usa registra il record di prevendite di biglietti. Per l'occasione, l'affiatata coppia del primo capitolo del 2002, formata da Danny Boyle (foto) e Alex Garland, regista e sceneggiatore, torna in questo che sarebbe il terzo film della saga (il secondo, 28 settimane dopo diretto da Juan Carlos Fresnadillo, è del 2007) che apre addirittura a un'altra trilogia: «Quello che ci interessava inserire nella storia erano ovviamente la Brexit e i Teletubbies».

Scherza ma non troppo il regista di Trainspotting perché il film si apre proprio con un apparentemente tranquillo pomeriggio con alcuni bambini che stanno guardando in tv i fin troppo pacifici Teletubbies. Ma, subito dopo, nella stanza accanto, i genitori vengono colpiti dagli infetti. Siamo nel mondo creato da 28 giorni dopo con il virus della rabbia fuggito da un laboratorio di armi biologiche che ha costretto la comunità internazionale a mettere la Gran Bretagna in quarantena. Quasi tre decenni dopo, in un'isola nell'isola, collegata alla terraferma da una strada che appare solo con la bassa marea, sopravvive una comunità di umani che, per procurarsi oggetti utili alla vita, ogni tanto va in missione all'esterno con tutti i pericoli che gli infetti zombie di vario grado, dai «lenti-bassi» ai velocissimi e potenti «alpha» possono procurare. «È una comunità dice Danny Boyle a Roma anche per una masterclass oggi alla Casa del Cinema che guarda all'Inghilterra anni '50 con i ruoli di genere ben definiti e separati. Questa è la Brexit».

Nel cast troviamo Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes e Alfie Williams che interpreta in maniera

straordinaria il dodicenne protagonista di questa storia che, tra le ispirazioni, racconta il regista, «ha avuto i nazionalismi, una rabbia diffusa e il periodo Covid, soprattutto quando abbiamo dovuto ricominciare a uscire».

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