Pandev, una doppietta pensando ai tempi duri

Questa l’ha raccontata lui, quel macedone di Goran Pandev: «Stavamo vincendo 1-0 ma eravamo in dieci perché c’era Sneijder espulso e stavamo soffrendo il ritorno del Milan. A un certo punto c’è una punizione per noi, viene da me Muntari e mi fa: dai, tirala tu. Ma non era serata, avevo già preso un palo a porta vuota. Mi allontano e arriva Cambiasso: allora, la tiri o no, dai tirela!. Allora è finita che ho tirato e ho fatto gol». Non c’era un solo tifoso interista che gli avrebbe concesso quella punizione, era arrivato da un paio di mesi e c’è rimasto due anni scarsi ma la sua posizione non è mai cambiata, tanti di quegli infartuati per colpa sua da non riuscire a contarli. Come quella volta all’Alianz Arena quando sugli spalti si stavano organizzando per sparargli alle gambe, e qualcuno spingeva per la sua disintegrazione totale nel timore si potesse presentare nuovamente dopo specifica riabilitazione. Ottavo di Champions contro il Bayern e lui era riuscito a non indovinarne una anche a porta vuota. «No, non ci posso credere - dice Bagni che sta commentando la sfida in tv -, spero proprio non sia stato lui...». Invece è stato proprio lui a respingere, in piena rimonta Inter, un sinistro a colpo sicuro di Sneijder sparato da dentro l’area, lui si volta e fa da scudo con la schiena. Poi si gira, abbassa il crapone e trotterella via. Difficile trovare pietà per Goran Pandev. Poi la luce a 120 secondi dal fischio, Eto’o la governa in piena area e tergiversa, Pandev è a metà campo circa, sta facendo un defaticante, poi capisce che il camerunense lo sta aspettando e accelera, quando arriva al limite dell’area riceve e lascia partire la più incredibile palla di tutta l’epopea nerazzurra di questi ultimi anni, come il gol di Eto’o a Stamford Bridge e Milito al Bernabeu, Bayern fuori, Inter ai quarti.
Era costato zero e aveva firmato un quinquennale a tre milioni a stagione, tutto straripagato, piedi piatti Pandev adesso non era più “Darko Pandev”, una presa in giro per rinfacciargli l’identica nazionalità di Pancev detto il Cobra e presto ribattezzato il Ramarro dalla Nord. Un gol per entrare nella storia del club, una doppietta martedì sera al San Paolo per poter dire: «Ohi, ci sono anch’io!». Adesso il suo procuratore dice che Goran è arrivato a Napoli per restarci, è in prestito ma ci spera perché quando arrivi in questa squadra non vorresti più andare via. E poi qui è nato il suo secondo figlio. Una doppietta e diventi incedibile. Se Goran non fosse un silenzioso comprimario per scelta, farebbe sapere che le doppiette le ha sempre segnate, al Madrid con la Lazio in Champions, alla Spagna campione del Mondo con la sua nazionale. Il Bayern aveva offerto 30 milioni a Lotito, rifiutati, poi c’era il Liverpool, il Real aveva proposto lo scambio con Saviola più soldi.
Destro, ginocchio, sinistro, tutto in un metro, girata a fil di palo, gol, e adesso la gente ci fa caso, resta un vice tenore perché è un antieroe estremo ma intanto l’hanno dichiarato incedibile nella finestra di gennaio e adesso potrebbe anche chiedere un sacrificio al giorno, invece fa il Pandev e basta: «La doppietta? Sì, bella. La standing ovation? Bellissima.

Una svolta? Ma a me sembra di essere sempre stato qui». Come se dicesse: vediamo dove finisce tutta questa gente al primo palo a porta vuota. Perché lui li prendi i pali a porta vuota, lo sa, per questo è diventato un saggio.

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