Un panino? Mezz’ora di lavoro per guadagnarselo

Ora et labora. Prega e lavora. E poi, forse, mangia. Per azzannare un Big Mac, surrogato di calorie e globalità, un milanese deve inanellare 27 minuti di lavoro. Solo allora, se lo sarà meritato. Si, perché ora, in tempo di crisi, non è più come cantava Celentano che «chi non lavora non fa l’amore». Purtroppo la questione non riguarda più solo esigenze e beni per così «accessori», ma investe il cuore del problema. Anzi l’osso: il refrain andrebbe dunque aggiornato con un pur meno poetico «chi non sgobba non mangia». Questione di vedute. Di priorità: secondo uno studio che Ubs ha condotto su 73 città nel mondo, Milano è risultata la trentesima metropoli più cara al mondo. Meglio di Roma, ma che fame: lo studio non si limita a una statistica e a un’infilata di numeri. Per essere più chiari, l’Istituto ha voluto abbinare un tempo preciso a un oggetto del desiderio e il concetto rende bene l’idea. Se, appunto, per poter affondare le mandibole nel soffice ripieno di un hamburger occorre una mezz’oretta scarsa di lavoro, per guadagnarsi un chilo di pane bastano invece 19 minuti. Meno di un panino da fast food costa anche guadagnarsi un chilo di riso: 21 minuti di lavoro, giusto quanto serve per cucinarlo poi ben mantecato. Lasciando da parte i generi alimentari e passando ad altri comfort ecco che a Milano per guadagnarsi un Ipod nano e i suoi 8 giga di memoria bisogna sgobbare 16 ore, due giorni di lavoro, insomma, straordinari esclusi. Tre ore in più occorrono a Roma per ottenere lo stesso Ipod.

Anche l’abbigliamento rientra nell’analisi di Ubs: l’indagine rivela che in città si pagano in media 470 per gli uomini e 500 euro per le donne. Un paniere di derrate alimentari a Milano costa 350 euro, mentre Roma è meno cara di 15 euro. Ma consoliamoci: per quel panino a Nairobi occorre lavorare più di due ore, ben 158 minuti.

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