da Roma
E così, adesso parte il primo Satyagraha «anti-veltroniano» della storia radicale. Il primo (per ora) esempio, nella storia repubblicana, di una campagna elettorale condotta a rischio della morte, e per giunta contro la propria stessa lista. Ma visto quello che sta accadendo nelle liste del Pd - dalla nomina delle «Marianne» a quella dei portaborse, dalla promozione di figli, mogli staffisti e portatori di voti - e conoscendo la caparbietà dei radicali strapazzati dal regista del loft, Goffredo Bettini, tutto diventa possibile e nulla più stupisce.
Il grido di rabbia del leader per l’esclusione di tre «eletti» è arrivato ieri a fine conferenza stampa: «Volevano la cotenna della Coscioni, l’hanno avuta!». Lei, Maria Antonietta è una delle più formidabili pasionarie radicali, nonché la vedova di Luca - ucciso da una terribile malattia degenerativa - uomo-simbolo della Rosa nel pugno. Lui, Pannella, è indescrivibile, irripetibile torrenziale come sempre. Parla per 47 minuti ininterrottamente senza prender il fiato - concedendosi le solite fantastiche digressioni dalla lotta per l’aborto ai fratelli Rosselli, dalle passeggiate di Terracini alla vittoria della moratoria sulla pena di morte all’Onu, dai referendum all’elogio del radicale ignoto - poi improvvisamente si ferma e chiede: «Ci sono domande?».
Per chi non conosce lo standard delle sue conferenze stampa a via di Torre Argentina, bastino questi brevi cenni: nel salone - come sempre - sono seduti giornalisti e non. E poi militanti, dirigenti, ospiti, amici, ex parlamentari delusi come Khaled Fuad Allam (della Margherita, appena «segato» da Walter Veltroni «senza nemmeno - come ricorda lui stesso - una telefonata di preavviso») una guest star come Furio Colombo (amico di sempre), ma anche gente che passa per la via ed è salita per curiosità, o persino qualcuno che ha sentito l’appello del leader a partecipare da Radioradicale: «Venite, venite alle 17». «Marco», come è noto, è iper-democratico. In ultima fila c’è un giovane mingherlino, Rocco Carlomagno, iscritto del Pd della Basilicata - deluso per le liste - che si alza e legge un proclama fiume contro i candidati indagati e rimessi in lista: «Adesso inizieremo lo sciopero della fame!». Pannella democraticamente gli dà la parola, poi, visto che quello persevera si spazientisce - «A Radioradicale ti hanno sentito...» - infine, visto che Carlomagno proprio non sembra voler mollare il microfono, addirittura urla: «Ooooohhhh!!! Hai finito!?». Persino l’indomabile Rocco tace, potenza del carisma.
Il punto della contesta con il Pd è questo: «L’accordo - ricapitola Pannella - prevedeva nove candidature sicure. Siccome siamo in una situazione di non-democrazia il posto in lista è tutto. Ce ne avevano promesse nove, lo hanno pure detto in pubblico, arrivati al dunque sono sei». Poi, con un ruggito: «Guardacaso, fra quelle messe fuori dalla rosa degli eletti certi c’è Maria Antonietta Coscioni. Volevano la sua cotenna, l’hanno avuta. È noto che su quel nome la Chiesa ha posto il veto, ci impedirono di fare le liste in suo nome, adesso la persecuzione continua». Così come continua la pregiudiziale antipannelliana: «Come è noto non ho l’elettorato passivo, quando sono stato eletto al Senato non ho ottenuto dal centrosinistra il riconoscimento del seggio, non posso candidarmi nel Pd perché me lo impediscono, e nemmeno apparentarmi con il mio simbolo. Cosa devo fare?». Ecco cosa farà. Smetterà di bere. Fino a quando? «Questo non lo so». E poi, con tipici accenti di misticismo pannelliano, imbastiti di premonizioni tragiche: «Man mano che ce ne stiamo andando.... Ci sono migliaia di ottanta-novantenni che hanno fatto tutte le nostre battaglie che se ci accordiamo forse scompariranno pensando che abbiamo tradito...». E più avanti: «Si muore, anche, quando la vita non si ama...». E quindi, sempre più ascetico, ribadendo che lui non tratta: «Rischiamo la vita, non la morte».
L’unica cosa certa è che Pannella, fino a quando non otterrà quello che era stato pattuito darà battaglia: «Si era detto nove certi, non sei più tre nella fascia dei chissà-sé!». Intanto tutti i candidati hanno già firmato l’accettazione di candidatura, tranne Emma Bonino. «Ma solo - spiega la segretaria del partito Rita Bernardini - perché era fuori dall’Italia». Il che vuol dire che i radicali sono pronti a fare sì campagna contro il Pd per il tradimento dei patti, ma non a uscire dalle sue liste: «Ci voglio cacciare, eh, eh - sogghigna il leader non-violento - ma non hanno capito che non ce andremo mai».
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