Paolo Fresu alla prova generale del nuovo disco

È uno dei gruppi più importanti e longevi del panorama jazz italiano. Un motore musicale che dal 1984, anno in cui il Paolo Fresu quintet venne ufficialmente battezzato, non si è mai fermato, percorrendo sempre strade nuove. Ora il musicista di Berchidda con i suoi inseparabili compagni di viaggio, Tino Tracanna (sax tenore e soprano), Roberto Cipelli (pianoforte), Attilio Zanchi (contrabbasso), Ettore Fioravanti (batteria), si appresta a offrire un’altra pagina di musica, presentando questa sera alla Palma di via Mirri il cd P.a.r.t.e., tutto dedicato a musiche composte da Attilio Zanchi. Il nuovo lavoro di Fresu & company esce a quasi un anno dalla pubblicazione di Kosmopolites, prodotto dalla Blue Note. Alla curiosità per il nuovo lavoro si accompagna, ovviamente, la possibilità di tornare ad ascoltare l’inconfondibile suono di Fresu. Un’identità sonora, la sua, in cui entrano le severe passioni di Miles Davis e Chet Baker, soprattutto nel suo suono attutito e senza vibrato; l’influenza di Miles e in più larga misura di Jon Hassell quando l’elettronica fa capolino; l’emotività ritmica di Don Cherry quando bussa alla porta della world music o ancora il romanticismo di Kenny Wheeler o la limpidezza e la semplicità di Enrico Rava, (una sorta di fratello maggiore per il trombettista sardo) nelle sue composizioni. Ma oltre alla sensibilità musicale del frontman, è il gruppo nella sua interezza a vantare allori di grande rilievo e ad avere ormai acquisito un appeal internazionale.
Il Paolo Fresu Quintet ha, infatti, tenuto concerti nelle più importanti città e festival sia italiani che stranieri, ha vinto con il disco «Night on the City» il premio «Choc» per il ’95 della rivista francese specializzata «Jazzman» e ha fatto guadagnare a Paolo Fresu i premi dell’Academie du jazz di Parigi e il prestigioso «Django d’or» come miglior musicista di jazz d’Europa.

Riconoscimenti importanti ma insufficienti a spiegare l’appeal di un gruppo che mantiene intatta la propria freschezza, come un Vermentino (citazione non casuale vista la cittadina d’origine di Fresu) appena imbottigliato.

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