La notizia era troppo ghiotta per sfuggire alla suggestione. Nuda e cruda, questa è la notizia: Paolo Maldini arruolato come testimonial della candidatura italiana agli europei del 2016 accompagnerà la delegazione azzurra nella audizione del 28 maggio. Il resto è fiction. Già perchè è bastata questo annuncio per scatenare gli "scenaristi", coloro che sono specializzati nell'immaginare scenari, possibili e non. Il più scontato di tutti è stato il seguente: Maldini ha detto sì alla Nazionale e chiuso col Milan. Eppure sia le informazioni legate all'iniziativa, sia quelle fornite, in modo informale, da alcuni esponenti federali hanno ripetuto che l'intesa è legata, esclusivamente, al 28 maggio. Per capirci:nessun contratto è stato firmato. E i motivi sono due: 1) Abete non è ancora in grado di dire, in modo pubblico, quale sarà il prossimo staff azzurro, dopo il mondiale e Paolo potrebbe entrare come team-manager eventualmente; 2) i contratti proposti dalla federcalcio nel ramo dirigenziale non sono competitivi dal punto di vista economico con il mercato del calcio italiano.
Paolo Maldini ha accettato per altri motivi, qui citati in ordine sparso: 1) per far sapere di aver completato l'anno sabbatico che si era prefissato dopo aver dato l'addio alla maglia rossonera; 2) perchè il richiamo della Nazionale ha sempre conservato un fascino particolare; 3) perchè infine ha dato conferma della sua volontà futura di intraprenderecarriere che non siano legate alla panchina, quindi tecnici.
L'incarico azzurro non esclude quindi l'altro, cioè la possibilità di lavorare con il Milan in modo stabile e con un ruolo che sia di reciproca soddisfazione. Solo quando sarà chiarito il futuro allestimento dello staff rossonero, Maldini sarà nelle condizioni di poter decidere se aspettare ancora i rossoneri oppure dedicarsi a un'altra carriera, quella azzurra che maturerebbe solo a fine mandato lippiano.
Abete e Maldini hanno parlato 4-5 volte per questo incarico, messi in contatto da Albertini. A lui il presidente federale è arrivato anche su insistenza di Petrucci, presidente del Coni che ha sempre considerato Maldini un patrimonio dello sport italiano.
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