Milano. «A Massimo Moratti darei un consiglio: non faccia come suo padre e onori la coppa Italia: a Roma non mandi la Primavera e rispetti gli avversari. Quando si vince ci sono sempre anche le critiche, ma non mi sembra che siano state così pesanti da giustificare un gesto clamoroso».
Parole di Sandro Mazzola, che 47 anni fa si trovò al centro della più clamorosa protesta del calcio italiano, quando Angelo Moratti mandò a giocare la De Martino (la Primavera di allora) al posto della prima squadra nel recupero di Juve-Inter giocato al termine del campionato 1960-61. Allora i giochi erano già fatti, la Juve aveva già lo scudetto in tasca e lInter arrivò terza: si trattava di un recupero pro forma, ma Moratti volle protestare ugualmente e davanti a Boniperti, Sivori e Charles, Mora, Mattrel e Nicolè mandò in campo un gruppo di ragazzini capitanato da Mazzola che segnò su rigore il gol nerazzurro del 9-1.
Allorigine della protesta cera la partita originariamente programmata alla 28ª giornata e sospesa dopo mezzora sullo 0-0 perchè il pubblico, nel Comunale strapieno, aveva addirittura sfondato i cancelli e si era disposto a bordo campo per seguire la partita.
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