«Papà ha tentato di soffocarmi»

Potrebbe trasformarsi in «tentato omicidio» l’accusa contro il padre egiziano che domenica mattina ha aggredita la figlia perché sorpresa sola a casa con il fidanzato. La giovane, 18 anni tra un paio di mesi, ha infatti puntualizzato le sue accuse sostenendo che il padre le avrebbe infilato un sacchetto di plastica intesta per soffocarla. La giovane poi, parlando con il genitore sarebbe riuscita a calmarlo ed evitare il peggio. Per questo la polizia ha deciso di mettere in sicurezza lei e la madre, facendole ospitare in una comunità protetta.
Alla base dell’aggressione dunque l’ennesimo episodio di insofferenza di un fervente musulmano nei confronti della figlia che vuole vivere «all’occidentale». Lui, 61 anni, è da tempo nel nostro Paese, dove ha avviato un commercio di articoli idraulici ed elettrici. Ha sposato una donna di 55 anni, cassiera in un supermercato, ottenendo così la cittadinanza italiana, che gi ha dato due figli: la ragazza ha un fratello di 23 anni.Un esistenza non agiata ma comunque dignitosa, come dimostra il complesso dove vive la famiglia in via Riva di Trento: due stabili realizzati appena pochi anni, buoni materiali, rifinitura di ottimo livello.
Lui però negli ultimi anni ha sviluppato una profonda fede religiosa e negli ultimi tempi avrebbe reso sempre più assidui i suoi pellegrinaggi alla Mecca. E a ogni rientro a Milano, la sua convinzione religiosa andava sempre più rafforzandosi, assumendo toni sempre più intransigenti, entrando così in attrito con il resto della famiglia. Conflitto che esplode a novembre quando l’uomo scopre una foto della figlia abbracciata al fidanzatino italiano. Non per una questione di nazionalità, ma proprio per un esasperato senso della decenza. «Deve preservarti pura per il matrimonio» continua a ripeterle in maniera ossessiva.
Sabato la già difficile situazione precipita. L’egiziano torna a casa e scopre la giovane sul divano con il ragazzo. Niente di piccante, stavano solo chiacchierando davanti alla televisione, ma per il fervente musulmano era già troppo. Caccia in malo modo il ragazzo e redarguisce duramente la figlia. Ne basta a calmarlo l’arrivo poco dopo della moglie, appena rientrata dal lavoro. Domenica mattina l’aggressione. La mamma esce presto per recarsi al supermercato per il turno della domenica, l’altro figlio non è in casa e l’uomo, dopo aver averci rimuginato sopra tutta la notte, si avvicina al letto della ragazza deciso a farla finita una volta per tutte.
Sono le 7.30 e questo è il racconto della vittima. «Mi sono svegliata improvvisamente perché mio padre mi stava infilando un sacchetto di plastica in testa e aveva cercato di chiudermelo sul collo. Mi sono divincolata, ho cercato di parlargli, di calmarlo. Lui continua a ripetermi che ero lo scandalo della famiglia, che stavo andando contro i dettami della legge islamica. Io in qualche modo ho provato a replicare che se proprio avessi infranto il Corano, sarei stata punita da Allah. Mentre se mi avesse uccisa anche lui sarebbe incorso nell’ira divina».

I ragionamenti disorientano l’uomo che lascia la presa quel tanto che basta per consentire alla ragazza di sgusciare fuori e rifugiarsi dagli zii.
Ora lei e la mamma sono in una comunità protetta, mentre la polizia sta andando in cerca di riscontri di questo drammatico racconto, come il famoso sacchetto che non è stato ancora trovato.

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