Roma - Anche in tempi difficili come l’attuale, il cristiano, pur avvertendo le proprie difficoltà, non può che porsi "al servizio dei fratelli". Così Benedetto XVI nell’omelia della messa celebrata nella parrocchia romana del Santo Volto di Gesù alla Magliana. Nella quinta domenica di Quaresima, il Papa ha esortato a "condividere lo stato d’animo di Gesù, rivivendo il mistero della sua crocifissione, morte e risurrezione". Anche in momenti di difficoltà - ha affermato - "Dio ci è vicino".
È un "combattimento", quello contro la crisi e le difficoltà, che il Papa paragona a quello condiviso dai discepoli con Cristo, compensato dall’essere "compartecipi della sua vittoria". Una missione che passa inevitabilmente, per i credenti, dal sacrificio di sè, perché "non c’è alternativa per il cristiano, che voglia realizzare la propria vocazione". Un sacrificio che può giungere - ha aggiunto il pontefice citando il Vangelo di oggi - a "odiare la propria vita", "una espressione semitica forte e paradossale, che ben sottolinea - dice Benedetto XVI - la radicale totalità che deve contraddistinguere chi segue Cristo e si pone, per suo amore, al servizio dei fratelli".
"Non esiste altra via - ha insistito il pontefice - per sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’Amore". Concludendo l’omelia, papa Ratzinger ha raccomandato che "la preghiera, personale e liturgica, occupi sempre il primo posto nella nostra vita" e ha incoraggiato i giovani a prepararsi "seriamente a costruire famiglie unite e fedeli al Vangelo" e a "essere suoi testimoni nella società". Oppure, ha detto guardando alla crisi delle vocazioni, "a dedicare totalmente la vostra esistenza al servizio della Chiesa come sacerdoti o come religiosi e religiose".
Il Papa ha ricordato san Massimiliano Kolbe, morto ad Auschwitz al posto di altri prigionieri del campo di concentramento, nel corso della visita alla parrocchia romana di cui loda l’accoglienza "verso tutti i fratelli".
"Mi rallegro con voi - ha detto Benedetto XVI - perché la vostra parrocchia è aperta ed accogliente, animata e resa viva da un amore sincero verso Dio e verso tutti i fratelli, ad imitazione di san Massimiliano Kolbe, a cui in origine essa era dedicata". "Ad Auschwitz, con eroico coraggio, egli sacrificò se stesso per salvare la vita altrui".
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