Papa e Bagnasco minacciati sui muri delle "città rosse"

Dopo Genova e Torino, slogan a Bologna e Napoli Forza Italia: «Dietro c’è uno stesso colore politico»

Papa e Bagnasco minacciati sui muri delle "città rosse"

Genova - Dopo Genova e Torino, è toccato a Bologna e Napoli. Nuove scritte contro Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo del capoluogo ligure, sono comparse sui muri di una chiesa (a Napoli) e alla sede delle Acli, l’associazione dei lavoratori cattolici (a Bologna). Identico lo slogan - «Bagnasco vergogna» - scritto con la vernice rossa e senza lasciare firme, a differenza di quanto successo a Genova nei giorni scorsi dove sono comparsi anche la sigla «P38» e la stella a cinque punte delle Br.

La prima scritta contro Bagnasco è stata lasciata proprio a Genova il 2 aprile, dopo che il presidente della Cei aveva criticato duramente i Dico. Poi sono arrivate quelle di Torino, Bologna e Napoli.

Per questo Forza Italia chiede l’intervento del ministro dell’Interno: «Un filo rosso unisce i luoghi dove sono stati rinvenuti i messaggi contro Bagnasco - dice Isabella Bertolini - C’è una strategia intimidatoria dall'inequivocabile colorazione politica». «L'attenzione è massima» risponde del viceministro dell'Interno, Marco Minniti.
A Bologna, ieri mattina, la scritta «Bagnasco vergogna» è stata scoperta nel portico antistante l'ingresso del centro servizi delle Acli nella centrale via delle Lame. Gli autori hanno imbrattato anche la targa dell’associazione che ha subito fatto denuncia e ribadito «piena solidarietà al presidente della Cei». Con una promessa: «Noi al Family Day del 12 maggio ci saremo». Le istituzioni locali hanno condannato l’episodio (in Comune solo l’estrema sinistra si è astenuta, come successo a Genova). «Sono inaccettabili i tentativi di intimidazione frutto di un'intolleranza che deve essere combattuta» ha detto il sindaco, Sergio Cofferati.

A Napoli, insieme a Bagnasco è stato preso di mira il Papa. «Ratzinger e Bagnasco: vergogna!» è la scritta comparsa sulle mura della chiesa di Sant'Eligio maggiore, non lontano da piazza Mercato, nel centro storico. Per rimuoverla, ora, bisognerà aspettare il via libera della sovrintendenza.

Indagini sono in corso in tutte le città dove sono comparse le intimidazioni. A Torino le scritte (tra le quali un «Ruini, Bagnasco, Ratzinger assassini») sono state lasciate sui muri della chiesa del Santissimo Nome di Gesù, in corso Regina Margherita, nella notte tra sabato e domenica di Pasqua. Vicino all’edificio religioso si trovano facoltà universitarie, Palazzo Nuovo e alcuni centri sociali.

Lo stesso era successo a Genova: lo scorso fine settimana nei pressi di un centro sociale a Sampierdarena erano comparse le scritte «Bagnasco attento fischia ancora il vento» e «Bagnasco a morte» con tanto di stella a cinque punte e sigla «P38», l’arma usata dai terroristi (i portavoce del centro sociale hanno detto di non sapere chi sono gli autori).

Sul portone della cattedrale, lunedì 2 aprile è stata trovata la scritta «Bagnasco vergogna» fatta con la vernice bianca. Da quel giorno un agente in borghese segue l’arcivescovo nell uscite pubbliche, che non sono state interrotte. La prossima è prevista per sabato, fino ad allora Bagnasco resterà a lavorare in Curia.

«Siamo attenti ma sereni - commenta la Cei in

una nota -. Vogliamo capire cosa sta succedendo, ma non vogliamo né minimizzare né enfatizzare: il rischio che si enfatizzino questi episodi c'è mentre invece occorre riportare serenità. Occorre un po’ di tranquillità».

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