Città del Vaticano - Mentre prosegue la crisi della Striscia di Gaza il Papa, nel corso della messa di capodanno a San Pietro, fa appello per la pace, un "desiderio profondo" che "sale dal cuore della grande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese". Alla Madonna, di cui oggi la Chiesa cattolica celebra la festività liturgica, Ratzinger ha affidato "il profondo desiderio di vivere in pace che sale dal cuore della grande maggioranza delle popolazioni israeliana e palestinese, ancora una volta messe a repentaglio dalla massiccia violenza scoppiata nella striscia di Gaza in risposta ad altra violenza". "Anche la violenza, anche l’odio e la sfiducia sono forme di povertà, forse le più tremende, da combattere", ha osservato il pontefice facendo riferimento al suo messaggio stilato per la 42^ giornata mondiale della pace, osservata oggi dai cattolici del pianeta. "Che esse - ha esclamato - non prendano il sopravvento!". "In tal senso - ha proseguito - i pastori di quelle chiese, in questi tristi giorni, hanno fatto udire la loro voce. Insieme ai loro carissimi fedeli, sopratutto quelli della piccola ma fervente parrocchia di Gaza, deponiamo ai piedi di Maria le nostre preoccupazioni per il futuro , ma altresì la fondata speranza che, con il saggio e lungimirante contributo di tutti, non sarà impossibile ascoltarsi, venirsi incontro e dare risposte concrete all’aspirazione diffusa a vivere in pace, sicurezza , dignità".
Rivoluzione spirituale "Una rivoluzione pacifica, non ideologica ma spirituale, non utopistica ma reale". A invocarla è stato Benedetto XVI che ha definito così l’annuncio cristiano nell’omelia della celebrazione per la Giornata Mondiale della Pace. Questa "rivoluzione" potrà essere operata "sempre e solo con la grazia di Cristo", ed è "bisognosa di infinita pazienza, di tempi talora lunghissimi". Per questo, ha spiegato, "si deve evitare qualunque scorciatoia percorrendo la via più difficile: la via della maturazione della responsabilità nelle coscienze".
Crisi: sintomi gravi, non bastano rattoppi Di fronte alla crisi economica internazionale, non bastano "i rattoppi" , essa va letta "in profondità". E' quanto ha raccomandato il Pontefice durante l’Angelus in piazza San Pietro, riprendendo il filo conduttore seguito nella sua omelia della messa di inizio anno, celebrata al mattino nella Basilica Vaticana.
Rivedere modello di sviluppo La crisi economica deve condurre ad una "revisione profonda del modello di sviluppo dominante" che permetta di riscoprire "la sobrietà e la solidarietà", secondo il Papa. "L’attuale crisi economica globale va vista in tal senso anche come un banco di prova", ha detto il Papa durante la messa di capodanno nella basilica di San Pietro: "Siamo pronti a leggerla, nella sua complessità, quale sfida per il futuro e non solo come un'emergenza a cui dare risposte di corto respiro?", si è domandato Benedetto XVI. "Siamo disposti a fare insieme una revisione profonda del modello di sviluppo dominante, per correggerlo in modo concertato e lungimirante? Lo esigono, in realtà, più ancora che le difficoltà finanziarie immediate, lo stato di salute ecologica del pianeta e, soprattutto, la crisi culturale e morale, i cui sintomi da tempo sono evidenti in ogni parte del mondo". Per il Papa, "per combattere la povertà iniqua, che opprime tanti uomini e donne e minaccia la pace di tutti, occorre riscoprire la sobrietà e la solidarietà, quali valori evangelici e al tempo stesso universali".
Combattere la povertà Durante la messa il Papa è tornato al tema "Combattere la povertà, costruire la pace", oggetto del suo recente messaggio per l’odierna Giornata mondiale della pace. Ci sono, ha sottolineato Ratzinger "forme di povertà non materiale che si riscontrano pure nelle società ricche e progredite: emarginazione, miseria relazionale, morale e spirituale".
Contro la corsa agli armamenti In particolare, il Papa ha criticato "l’inaccettabile corsa ad accrescere gli armamenti". "Da una parte - ha detto - si celebra la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, e dall'altra si aumentano le spese militari, violando la stessa Carta delle Nazioni Unite, che impegna a ridurle al minimo".
Servono coraggio, sobrietà e solidarietà Forza d’animo per non lasciarsi scoraggiare, sobrietà e solidarietà: sono questi i valori che possono aiutarci ad attraversare (e superare) la crisi economica mondiale. Parola di Benedetto XVI, per il quale "anche se all’orizzonte vanno disegnandosi non poche ombre sul nostro futuro, non dobbiamo avere paura". "La nostra grande speranza di credenti ci dà la forza di affrontare e di superare le difficoltà della vita" in tempi "segnati da incertezza e preoccupazione per l’avvenire", ha affermato al termine di un anno che "si chiude con la consapevolezza di una crescente crisi sociale ed economica, che ormai interessa il mondo intero". Una crisi, ha aggiunto nel corso del solenne "Te Deum" da lui guidato ieri sera in San Pietro, "che chiede a tutti più sobrietà e solidarietà per venire in aiuto specialmente delle persone e delle famiglie in più serie difficoltà".
Non pensare solo ai propri interessi Per Papa Ratzinger, infatti, "la società ha bisogno di cittadini che non si preoccupino solo dei propri interessi" perché, come ha ricordato il giorno di Natale e ripetuto ieri, "il mondo va in rovina se ciascuno pensa solo a sé". "E' necessaria la collaborazione di tutti, perchè nessuno può pensare di costruire da solo la propria felicità".
Emergenza educativa Nella sua omelia, Papa
Ratzinger è poi tornato sul tema "dell’attuale emergenza educativa", per chiedere che "cresca la sinergia fra le famiglie, la scuola e le parrocchie per una evangelizzazione profonda e per una coraggiosa promozione umana".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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