da Roma
LItalia deve uscire «da un periodo difficile» e oggi «avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo» perché «è diffuso il desiderio di riprendere il cammino». È una pragmatica apertura di credito verso ciò che sta avvenendo nel nostro Paese quella che Benedetto XVI ha fatto ieri mattina intervenendo alla 58° assemblea generale della Cei con un discorso per metà dedicato all«emergenza educativa», contenente una puntuale richiesta di sostegno finanziario per le scuole cattoliche, e accenni come quello al problema dellimmigrazione con lindicazione che accoglienza e aiuto avvengano «nel rispetto delle leggi» che assicurano «lordinato svolgersi della vita sociale».
Larrivo di Ratzinger nellaula del Sinodo era atteso per le 12, ma il protrarsi di precedenti udienze ha fatto slittare leggermente lorario. Il Papa ha subito affrontato il tema delleducazione e della trasmissione della fede alle giovani generazioni, punto focale dei lavori dellassemblea Cei, parlando del «relativismo pervasivo e non di rado aggressivo» che fa venir meno le certezze basilari.
Proprio ricordando la necessità di una «piena e integrale» formazione della persona, Benedetto XVI ha introdotto la richiesta di aiuto finanziario alle scuole cattoliche. «In uno Stato democratico, che si onora di promuovere la libera iniziativa in ogni campo ha detto non sembra giustificarsi lesclusione di un adeguato sostegno allimpegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico». «È legittimo infatti domandarsi ha continuato se non gioverebbe alla qualità dellinsegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie. Tutto lascia pensare ha osservato che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici».
Poi Ratzinger ha allargato il raggio del suo sguardo alla situazione più generale del Paese. «LItalia ha detto ha bisogno di uscire da un periodo difficile, nel quale è sembrato affievolirsi il dinamismo economico e sociale, è diminuita la fiducia nel futuro ed è cresciuto invece il senso di insicurezza per le condizioni di povertà di tante famiglie», con la «conseguente tendenza di ciascuno a chiudersi nel particolare».
Ma qualcosa è cambiato, osserva Benedetto XVI. Si respira unaria nuova dopo ciò che è avvenuto con la recentissima tornata elettorale (che il Papa ovviamente non cita). «Avvertiamo aggiunge con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della nazione».
Il fatto che maggioranza e opposizione non si sentano in guerra ma, nellambito delle rispettive competenze, contribuiscano a dare risposte ai problemi del Paese è giudicato incoraggiante e «benedetto» dal Vaticano, anche perché questa «percezione sembra allargarsi al sentire popolare» e alle «categorie sociali», ed è «diffuso il desiderio di riprendere il cammino» per affrontare e risolvere insieme le emergenze e dare avvio a una nuova stagione di crescita «economica ma anche sociale e civile». Certo, osserva Ratzinger, questo clima deve consolidarsi e «potrebbe presto svanire, se non trovasse riscontro in qualche risultato concreto», ma di per sé rappresenta «una risorsa preziosa».
Il Papa ha invitato i vescovi italiani a partecipare allo scambio di idee «nella pubblica arena, per aiutare a modellare atteggiamenti culturali adeguati», resistendo alla tendenza a considerare la religione «come un fatto soltanto privato». Poi ha citato i grandi problemi «morali e sociali», auspicando «grande attenzione alla famiglia fondata sul matrimonio» e chiedendo «alle pubbliche istituzioni una politica coerente e organica» in suo favore perché «di una tale politica lItalia ha grande e urgente bisogno».
Dopo aver raccomandato attenzione per la dignità e la tutela della vita dal concepimento sino alla sua fine naturale, il Papa ha parlato delle «povertà, disagi e ingiustizie sociali» che affliggono «tanta parte dellumanità», di fronte alle quali cè bisogno del «generoso impegno di tutti» verso le persone che «se pur sconosciute, sono nel bisogno».
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