Il Papa: va garantita la libertà di fede ai perseguitati in Iraq

Appello di Benedetto XVI per i cristiani perché "in ogni parte del mondo sia assicurata a tutti la libertà religiosa". Concelebrato la messa con 24 nuovi vescovi. Padre Lombardi: nessuna rivoluzione del Papa che assolve il preservativo: a volte è giustificato. Ratzinger sa che il sesso è l'oppio dei popoli / M. Veneziani

Il Papa: va garantita 
la libertà di fede 
ai perseguitati in Iraq

Città del Vaticano - Benedetto XVI si dice vicino ai "cristiani che soffrono persecuzioni e discriminazioni, specialmente in Iraq", e fa appello a che "in ogni parte del mondo sia assicurata a tutti la libertà religiosa". Il Papa lo ha detto dopo la recita dell'Angelus, ricordando l'odierna giornata di preghiera indetta in Italia dalla Cei per le vittime cristiane in Iraq. "Oggi in Italia, su invito dei vescovi - ha detto il Pontefice - le comunità ecclesiali pregano per i cristiani che soffrono persecuzioni e discriminazioni, specialmente in Iraq". "Mi unisco a questa corale invocazione al Dio della vita e della pace - ha proseguito - affinché in ogni parte del mondo sia assicurata a tutti la libertà religiosa". "Sono vicino a questi fratelli e sorelle - ha concluso Benedetto XVI - per l'alta testimonianza della fede che rendono a Dio".

Messa con 24 nuovi cardinali Nella Basilica di San Pietro il papa ha celebrato la con i 24 nuovi cardinali, tra cui venti "elettori", nominati ieri nel Concistoro. Ad essi oggi il Papa consegna l'anello cardinalizio "segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la sede di Pietro". Tra i nuovi porporati, dieci sono gli italiani: Angelo Amato, Francesco Monterisi, Fortunato Baldelli, Paolo Sardi, Mauro Piacenza, Velasio De Paolis, Gianfranco Ravasi, Paolo Romeo, e i due ultra-ottantenni Elio Sgreccia e Domenico Bartolucci. Gli altri europei sono due tedeschi (Reinhard Marx e l'ultraottantenne Walter Brandmueller), uno svizzero (Kurt Koch), un polacco (Kazimierz Nycz) e uno spagnolo (José Manuel Estepa Llaurens, altro "non elettore"). Quattro le nuove porpore del continente americano (gli statunitensi Raymond Leo Burke e Donald William Wuerl, il brasiliano Raymundo Damasceno Assis e l'ecuadoregno Raul Eduardo Vela Chiriboga). Altre quattro vengono dal continente africano (Antonios Naguib, Robert Sarah, Medardo Joseph Mazombwe e Laurent Monsengwo Pasinya), una dall'Asia (il singalese Albert Malcolm Ranjith Patabendige Don).

La consegna dell'anello "Ricevete dunque l'anello, segno di dignità, di sollecitudine pastorale e di più salda comunione con la Sede di Pietro". E' la formula pronunciata da Benedetto XVI al momento della consegna dell'anello cardinalizio ai nuovi porporati. Durante la messa il Papa ha sottolineato anche il "più stretto vincolo" con cui i nuovi membri del Collegio cardinalizio sono uniti "a questa Santa Chiesa Romana", mentre nell'omelia aveva parlato di un vero "patto nuziale con la Chiesa". "Ricevi l'anello dalla mano di Pietro sappi che con l'amore del Principe degli Apostoli si rafforza il tuo amore verso la Chiesa", ha quindi detto a ciascuno dei 24 consegnando gli anelli. Il primo è stato il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. "Sull'anello che oggi vi consegno - aveva detto prima il Papa nell'omelia -, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l'immagine della Crocifissione", mentre "il color del vostro abito allude al sangue, simbolo della vita e dell'amore".

Padre Lombardi: profilattico, nessuna rivoluzione Il "ragionamento del Papa" sull'utilizzo del profilattico "non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria". E' quanto afferma il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, in una nota sulle parole del Papa sulla questione dei profilattici.

"Alla fine del capitolo 10 del libro Luce del mondo, il Papa risponde - spiega Padre Lombardi - a due domande circa la lotta contro l'aids e l'uso del profilattico, domande che si ricollegano alla discussione seguita ad alcune parole pronunciate dal Papa sul tema nel corso del suo viaggio in Africa nel 2009". "Il Papa ribadisce chiaramente che egli allora non aveva voluto prendere posizione sul problema dei profilattici in generale, ma aveva voluto affermare con forza che il problema dell'aids non si può risolvere con la sola distribuzione di profilattici, perché bisogna fare molto di più: prevenire, educare, aiutare, consigliare, stare vicini alle persone, sia affinché non si ammalino sia nel caso che siano ammalate".

"Il Papa - prosegue la dichiarazione - osserva che anche nell'ambito non ecclesiale si è sviluppata una analoga consapevolezza, come appare dalla cosiddetta teoria ABC (Abstinence - Be Faithful - Condom), in cui i primi due elementi (astinenza e fedeltà) sono molto più determinanti e fondamentali per la lotta all'aids, mentre il profilattico appare in ultimo luogo come scappatoia, quando mancano gli altri due. Deve essere quindi chiaro che il profilattico non è la soluzione del problema".

Secondo padre Lombardi, "il Papa allarga poi lo sguardo e insiste sul fatto che concentrarsi solo sul profilattico equivale a banalizzare la sessualità, che perde il suo significato come espressione di amore fra persone e diventa come una "droga". Lottare contro la banalizzazione della sessualità è "parte del grande sforzo perché la sessualità venga valutata positivamente e possa esercitare il suo effetto positivo sull'essere umano nella sua totalità". Alla luce di questa visione ampia e profonda della sessualità umana e della sua problematica odierna, il Papa riafferma che "naturalmente la Chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale" del problema dell'AIDS. Con ciò il Papa non riforma o cambia l'insegnamento della Chiesa, ma lo riafferma mettendosi nella prospettiva del valore e della dignità della sessualità umana come espressione di amore e responsabilità". "Allo stesso tempo - aggiunge il direttore della Sala Stampa della Santa Sede - il Papa considera una situazione eccezionale in cui l'esercizio della sessualità rappresenti un vero rischio per la vita dell'altro. In tal caso, il Papa non giustifica moralmente l'esercizio disordinato della sessualità, ma ritiene che l'uso del profilattico per diminuire il pericolo di contagio sia "un primo atto di responsabilità", "un primo passo sulla strada verso una sessualità più umana", piuttosto che il non farne uso esponendo l'altro al rischio della vita".

"In ciò, il ragionamento del Papa non può essere certo definito una svolta rivoluzionaria. Numerosi teologi morali e autorevoli personalità ecclesiastiche hanno sostenuto e sostengono posizioni analoghe; è vero tuttavia che non le avevamo ancora ascoltate con tanta chiarezza dalla bocca di un Papa, anche se in una forma colloquiale e non magisteriale. Benedetto XVI ci dà quindi con coraggio un contributo importante di chiarificazione e approfondimento su una questione lungamente dibattuta. E' un contributo originale, perché da una parte tiene alla fedeltà ai principi morali e dimostra lucidità nel rifiutare una via illusoria come la "fiducia nel profilattico"; dall'altra manifesta però una visione comprensiva e lungimirante, attenta a scoprire i piccoli passi, anche se solo iniziali e ancora confusi, di una umanità spiritualmente e culturalmente spesso poverissima, verso un esercizio più umano e responsabile della sessualità", conclude Padre Lombardi. 

Ma l'Onu: passo avanti significativo Il direttore del programma Unaids delle Nazioni Unite per la lotta contro diffusione del virus dell'aids, Michel Sidibe, ha definito un "passo avanti significativo e positivo" l'affermazione fatta da Benedetto

XVI sull'uso del preservativo in particolari casi. "Questa iniziativa riconosce che un comportamento sessuale responsabile e l'uso del preservativo hanno un ruolo importante nella prevenzione di hiv/aids", ha aggiunto.

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