Papi, esorcisti e monaci L’ora di religione prima materia al cinema

Il vento dello spirito soffia ovunque, anche sul grande schermo. Non esiste, infatti, unicamente un tipo di cinema commerciale, diffuso dagli Usa devoti ai lustrini da Oscar. Così non sorprende che quest’anno l’Oscar francese sia andato a Uomini di Dio, notevole opera di Xavier Beauvois, vincitrice del César come miglior film prodotto nella terra dell’Illuminismo, dove alla Dea Ragione vennero sacrificate vite umane. Gradito al pubblico e alla critica, Des hommes et des dieux (così il titolo francese, riferito alla pluralità degli uomini e delle divinità nelle quali essi credono) illustra il dramma - realmente accaduto nel 1996 - d’un gruppo di monaci cistercensi, trucidati a Thibirine, sulle montagne dell’Atlas algerino, dai fondamentalisti del Gruppo Islamico Arabo. «Il loro messaggio di fraternità e di libertà dice che non bisogna avere paura», ha sottolineato Beauvois ricevendo il premio. Né ha avuto timore lui, regista d’un film profondamente mistico - i monaci sempre intenti all'ora et labora, nella quiete della preghiera interiore, mentre il massacro finale, con la decapitazione dei trappisti, viene eluso - ad affrontare un tema ostico, sul piano commerciale. E invece: Gran Premio della Giuria a Cannes; 3,2 milioni di spettatori solo in Francia; 50 vendite nei paesi stranieri, 11 nominations e infine il César dimostrano che non di solo pane vive l’uomo, specialmente quello che va al cinema. Tanto vero che, mentre notizie dei massacri quotidiani, col loro portato di sangue e miseria dello spirito, entrano nelle nostre case dal piccolo schermo, due film importanti arriveranno a parlarci della dimensione religiosa. E lo faranno entrambi dal set più prestigioso del mondo occidentale: il Vaticano. Sebbene Dagospia si diverta a citare la Santa Sede con riferimento evocativo di pratiche sessuali («Vaticano, ano-ano»), è evidente che l’ombra del Cupolone comunque illumina la scena mentale internazionale. L’11 marzo la Warner manda in sala Il rito, thriller firmato dallo svedese Mikael Hafstrom e forte d’un cast brillante, dal quale emerge Anthony Hopkins, nel suo ruolo migliore dopo Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti. Sbaglieremmo a catalogare The rite (battutissimo in rete, dove girano trailer, locandine e curiosità), sotto il genere cinema dell'esorcismo, caro agli anni Settanta. Qui, infatti, si tratta della storia vera di Padre Gary Thomas, esorcista Usa della cui vicenda si narra nel libro di Matt Baglio Il Rito (Sperling&Kupfer), al quale il film s’ispira. Padre Thomas, anche consulente della produzione (era sul set a Budapest, da coach di Hopkins), in gennaio ha visto il film a Los Angeles, seduto accanto a sir Anthony ed ha espresso giudizi positivi. Confortati poi dal box-office nordamericano: 15 milioni di dollari incassati (budget di 13,7 milioni di dollari) ed eco sulla stampa, entusiasta del soggetto, che fa a meno di levitazioni, vomito e balzi demoniaci. Di fatto, la storia dell’inizialmente scettico seminarista californiano (Colin O’Donoghue), che a Roma segue un corso d’esorcismo presso il Vaticano (il suo professore d’esorcismo è Hopkins) e si ravvede sulla reale esistenza del demonio - laddove lui curerebbe gli indemoniati tramite psicanalisi -, parla del credere in Dio. E del fatto che chiunque, credente o ateo, prima o poi si trova a combattere il Male. Ovvero, il lato oscuro della fede, che la scienza non spiega. «Ogni giorno vediamo in tivù gente che fa professione d’ateismo, sostenendo che è pazzia avere un Dio o credere in una religione. Essere atei è come vivere chiusi in una cella senza finestre, io non potrei vivere così», ha rivelato il premio Oscar Hopkins al Catholic Herald.


E anche se per Nanni Moretti La messa è finita da un pezzo, a maggio il suo Habemus Papam, pronto per la Croisette, farà discutere. Da bravo cattocomunista, col film pure benedetto da Monsignor Ravasi, gira intorno alla questione della fede: il suo Papa (Michel Piccoli) è roso dai dubbi. Ma l’aver dubbi è «quintessenziale» all’essere credenti.

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