Parabiago Bimbo soffocato: mamma in carcere chiusa nel silenzio

Il giorno dopo la tragedia che ha visto una giovane mamma soffocare con cavo elettrico in un raptus il figlio di 4 anni, a Parabiago la commozione e la pietà prevalgono sullo sdegno. Pietà per Marcella Sardeni, l’impiegata di 36 anni vittima della depressione, protagonista del folle gesto; dolore per il piccolo Lorenzo. «Come sta Marcella?», chiedono i vicini del complesso residenziale di via Resegone. Una domanda che si sono posti anche gli inquirenti, che ora sono al lavoro per capire. La giovane mamma accusata di omicidio volontario, e che si trova in stato di arresto piantonata nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Legnano, si è chiusa nel silenzio. «È un fatto normale - si limitano a commentare i carabinieri -; in questi casi ci vuole tempo per tornare con la mente sull’accaduto». Emergono altri particolari sui momenti precedenti la tragedia. Pare che lunedì mattina il papà Matteo avesse telefonato alla moglie preoccupato. Tanto da avvertire la suocera che poi è corsa a casa della donna, arrivando però quando ormai non c’era più nulla da fare. «Non sappiamo se fosse in cura per la depressione – ha spiegato il sindaco Olindo Garavaglia -. La famiglia non viveva condizioni di disagio e non era seguita dai nostri servizi sociali. A Parabiago si erano trasferiti da qualche anno, dopo il matrimonio a Lainate». Chi conosceva Marcella racconta che era dimagrita e tesa, ma non aveva mai espresso disagi.

Ma ora il parroco don Felice Noè dice no a curiosità e giudizi affrettati: «Siamo vicini a questa famiglia così colpita per la tragica morte del piccolo Lorenzo e, insieme a tutta la comunità cristiana preghiamo per chi è provato da un così immenso, ingiustificabile e inspiegabile dolore».

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