Un paracadute per chi sprofonda nei debiti

Un paracadute per le famiglie che non riescono a far fronte ai debiti. Questo è l’obiettivo del disegno di legge, approvato il primo aprile dal Senato e ora all’esame della Camera, che introduce la possibilità di un piano di rientro anche per le persone fisiche e i piccoli imprenditori insolventi, finora esclusi dalla legge fallimentare, a differenza di quanto avviene nella maggior parte dei Paesi occidentali.
Già, perchè non solo le imprese possono fallire: anche la famiglia, o il singolo, possono trovarsi nell’impossibilità di pagare i debiti. A differenza delle grandi aziende, però, per loro non è ancora prevista la possibilità di concordare un accordo con i creditori, o almeno con la maggioranza di essi: inevitabilmente, quindi, finiscono per soccombere al tourbillon delle diverse azioni esecutive, concluse spesso dal pignoramento del quinto dello stipendio o addirittura della casa.
Il progetto di legge in discussione, anticipato dal Sole 24ore, cambia completamente la prospettiva, partendo non più dal creditore ma dal debitore. Spetta a lui, infatti, presentare un piano di rientro, che assicuri la regolarità dei pagamenti: ma per garantirne la sostenibilità, entreranno in campo delle commissioni composte da professionisti del settore, come avvocati, notai e commercialisti. Saranno loro a verificare la fattibilità dell’accordo di ristrutturazione dei debiti, ed eventualmente a modificarlo, dopo avere ascoltato anche i creditori. Se necessario, la proposta dovrà essere sottoscritta da uno o più garanti.
A questo punto, il piano di rientro viene depositato presso il Tribunale di residenza del debitore, con l’elenco dei creditori e delle somme dovute e le dichiarazioni dei redditi dell’insolvente (o le scritture contabili per i piccoli imprenditori). Al giudice spetta il compito di verificare il rispetto dei requisiti di legge - in particolare che il debitore non abbia già utilizzato la stessa procedura nel triennio precedente - e di avvisare poi i creditori. Infatti la proposta deve ottenere il loro consenso, perlomeno di coloro che rappresentano l’80% del credito totale: il via libera va comunicato entro 15 giorni, altrimenti vale il principio del silenzio assenso.
Quali sono i vantaggi della nuova legge? Per il debitore, quello di ridurre l’indebitamento a livelli sostenibili e di programmarne il pagamento nel tempo, evitando il dramma del pignoramento dello stipendio o peggio ancora della casa. Con l’accettazione del piano di rientro, infatti, i creditori rinunciano a utilizzare le forme «classiche» di recupero, come l’esecuzione giudiziaria. Ovviamente, anche il debitore ha degli obblighi, primo fra tutti il rispetto delle scadenze previste dal piano di rientro. Inoltre, per evitare che si indebiti ulteriormente, può essergli impedito di utilizzare carte di credito, bancomat e credito al consumo.
Per il creditore, il vantaggio principale è quello di migliorare, attraverso la procedura concorsuale, la possibilità di recuperare il dovuto, evitando le lungaggini e le spese giudiziarie della tradizionale procedura esecutiva.

Per ora, il progetto di legge non indica una modalità standard di saldo del debito, ma prevede solo che l’accordo dia soddisfazione ai creditori «attraverso qualsiasi forma»: la soluzione più probabile sarà la rateizzazione. Dal punto di vista generale, il vantaggio è la maggior efficienza complessiva, grazie all’alleggerimento della macchina giudiziaria.

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