
Gentile Direttore Feltri,
sarei curioso di conoscere il suo parere sui dati che avete pubblicato ieri su questo giornale, relativi all'uso di sostanze stupefacenti: i giovanissimi usano di meno gli stupefacenti, e questa è una bella notizia, ma muoiono di più per overdose, in particolare da cocaina, che una volta era considerata droga dei ricchi e oggi la usano tutti. Come se lo spiega?
Sandro Ricci
Caro Sandro,
della relazione a cui ti riferisci, ovvero la relazione annuale sul consumo di sostanze stupefacenti, ti spiego cosa davvero mi impressiona e mi costringe a pormi delle domande. Ci sono ragazzi che sniffano cocaina, è vero. Ed è una situazione tragica, tanto più ove consideriamo che aumentano i morti di overdose da cocaina, segno che l'abuso è del tutto fuori controllo e che la qualità del prodotto è pessima, ecco perché costa sempre meno e viene consumata così largamente anche dai teenager. Ma ecco il punto: la cocaina almeno la devi cercare, non la acquisti facilmente, devi contrattare con uno spacciatore, che non ha un negozio in centro, pagare di nascosto, insomma devi reperirla nel mercato illegale perché non ti viene fornita al distributore automatico. E che tale mercato sia clandestino costituisce un deterrente, serve anche per dare l'idea a chi la utilizza del fatto che sia qualcosa di sbagliato servirsene, da evitare. E invece ci sono ragazzi che la botta la prendono a casa, su prescrizione medica, con tanto di approvazione genitoriale, ossia minori che si sballano o si stordiscono mediante il ricorso a medicinali il cui uso viene prescritto e consentito da soggetti di riferimento e di fiducia, medici e genitori, elemento che attutisce la gravità e la pericolosità di ciò che si sta compiendo: un avvelenamento di se stessi che conduce alla distruzione dell'anima, della mente e del corpo, infine alla morte precoce.
È il trionfo della psichiatria prêt-à-porter, della chimica somministrata come caramelle per zittire ogni forma di disagio, sofferenza, ribellione, quindi per pesare meno su babbo e mamma, i quali pensano di sgravarsi di ogni problema relativo alla educazione e al benessere dei figli consegnando nelle mani di questi il telefonino o il pacchetto di psicofarmaci.
La relazione governativa sulle tossicodipendenze rivela numeri da brivido: 510.000 giovani hanno assunto almeno una volta psicofarmaci senza prescrizione, 180.000 solo tra i 15 e i 18 anni. Che vuol dire senza prescrizione? Qualcuno li avrà pure prescritti dato che non si possono comprare al bancone della farmacia come se si comprassero creme anti-cellulite o tisane né avvengono rapine in farmacia per sottrarre bancali di psicofarmaci da rivendere nel mercato nero. Su questo occorre indagare. Ma quello che sappiamo con sicurezza è che oggi le droghe non vengono più acquistate soltanto all'angolo, ma che sono state di fatto legalizzate se ci si può procurare certe pillole sul lettino del terapeuta, spesso con l'alibi della diagnosi facile e veloce e soprattutto della soluzione immediata. Il paradosso è evidente: mentre si fa (giustamente) la guerra agli spacciatori di strada, si chiude un occhio, anzi due, sugli spacciatori in camice bianco. Esagerato? Non credo, perché dare un ansiolitico a un adolescente ogni volta che si sente triste non è cura, è resa. Si dovrebbe aiutare un ragazzino a capire cosa prova, ad estrinsecarlo, ad affrontarlo, a passare attraverso il dolore, non spegnergli il cervello con molecole confezionate a misura di protocollo. L'ansia non si combatte a colpi di Xanax, bensì con ascolto, scuola, senso, padri presenti e adulti credibili. Tuttavia, mi rendo conto che tutto questo costa fatica. Molto meglio delegare alla chimica, molto meglio porgere una pillola, da mandare giù con un sorso di acqua, creando così una rovinosa dipendenza che il fanciullo si porterà dietro a vita. E che vita di merda gli stiamo garantendo!
Il disagio giovanile è diventato un mercato. E le emozioni? Un disturbo da sopprimere.
Ed è di questo, innanzitutto, che si crepa ogni giorno.