Il parcheggio dove l’amore è al sicuro da stupri e rapine

La scritta più romantica l’hanno lasciata Alex a Ambra nella pancia di un murales «12.04.07 - 12.04.09. Love Forever» quando si sono scambiati la loro promessa d’amore tra le tre mura del box numero 23. Un cuore al posto della prima vocale di quella parola magica e accanto i due nomi, legati per sempre da un segno più. «Solo per essere precisi, guardi che questa è la suite». Trentotto stanze, o meglio trentotto box, da venticinque metri quadrati l’uno, come la metà di un monolocale. Tre pareti, una tenda in pvc e un cielo di stelle al posto del soffitto. «Non siamo mica a Milano dove c’è solo lo smog. Qui le stelle si vedono, eccome». Benvenuti al «Luna Parking» di Bagnolo Cremasco, il parcheggio dell’amore «sicuro», dove le coppie si appartano con le loro auto per concedersi qualche ora di intimità. Custodito e con tanto di servizi igienici, area attrezzata per camper, accesso per disabili. Lontano dai rischi della strada, dai malintenzionati che non si sa mai di questi tempi, cosa hanno in mente di fare. Cinque euro per sessanta minuti, dieci per il doppio, ma c’è anche l’abbonamento dal martedì alla domenica senza limiti di volte e tempo. Si porta a casa con 20 euro.
Cinquemila e 500 abitanti, in questo piccolo paesino ai bordi della Paullese, le novità non sembrano più di tanto gradite e l’idea del signor Marco Donarini pare aver turbato la tranquillità dei più bacchettoni. Per lui, 45 anni, un passato in una ditta di calcestruzzi e contro la sua attività «scandalosa», si è scomodato persino il vecchio parroco che ha celebrato una veglia di penitenza in riparazione ai peccati commessi al Luna Parking. «E non è finita qui. Legga, legga questa lettera indirizzata a me e al prete. Dicono che questo posto ricorda il sesso libero praticato dalla società ai tempi di Lot. Ma le pare?». Come se facesse del male a qualcuno. Se solo sapessero che le sue intenzioni in realtà sono tutto il contrario. «Ho pensato che fosse bello fare della mia professione qualcosa di utile agli altri, in termini di sicurezza per i ragazzi, intendo». Perché guardando i telegiornali dove non parlavano d’altro che di violenze, stupri e rapine, uno se lo chiede cosa potersi inventare per garantire un minimo di serenità ai giovani. E va bene, ci sono anche i clienti più adulti, di tutte le età insomma. Ma anche per loro varrà pure lo stesso principio. «È solo un discorso di sicurezza. Qui i clienti possono stare tranquilli, entrano nel loro box, c’è anche un campanello d’emergenza. Io faccio un giro ogni dieci minuti per assicurarmi che sia tutto a posto. Escono e pagano». Senza nemmeno lasciare i documenti all’ingresso, perché per legge nei parcheggi non è consentito chiederli. Donarini ha ancora la pelle abbronzata dall’ultimo viaggio ai Caraibi, adora la pesca e appena può scappa dall’altra parte del mondo. A guardarlo così, non si direbbe mai che è lui il custode dei segreti e dell’amore dei cremaschi. Un poster di Mick Jagger appeso alla parete della sua postazione all’ingresso del parcheggio, insieme alle foto dei momenti più felici della sua vita. «Vengo qui quando mi alzo e vado via quando voglio. Tutti i giorni tranne il lunedì». Donarini accende il computer e mette su un po’ di musica. «Cosa vuole che faccia per passare il tempo: di dvd e televisione ormai ne ho fin sopra i capelli». Strappa il primo biglietto ad una coppia che ha finito la sua ora d’amore e incassa l’importo. Conta i soldi e sospira: ha l’espressione di chi ha scommesso tutto quello che aveva su un’intuizione e che ora sta facendo i conti con la realtà. «Il terreno è della mia vecchia ditta di calcestruzzo, ho speso 400mila euro per mettere in piedi il parcheggio. In un mese ne guadagno 2.500. E pensare che io e un altro a Bari siamo gli unici al mondo ad aver fatto una cosa simile». Colpa dei cremaschi sì, che sono difficili, diffidenti e chiusi alle novità. «Però ce ne sono dieci, quindici in più ogni mese. E siamo anche finiti sulla televisione brasiliana».

I giorni più caldi sono il venerdì e il sabato, i clienti più affezionati hanno la chiave del cancello. «Entrano dentro e poi mi lasciano i soldi nella stanzina». Come se fossero a casa loro. «Le dico la verità: il sindaco non mi ama, ma i genitori dei ragazzi mi ringraziano». E va bene così.

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