Il parcheggio di scambio dell’Atac a Saxa Rubra? È un campo nomadi

Oltre 500 posti auto (13 per disabili) occupati dalle roulotte e dalle baracche dei Rom

Il parcheggio di scambio dell’Atac a Saxa Rubra? È un campo nomadi

«C’era una volta il parcheggio di scambio di Saxa Rubra, Roma Nord, collegato con la ferrovia per Viterbo (tratto urbano ed extraurbano) con i bus dell’Atac e con i pullman del Cotral. Bastava lasciare l’auto e prendere il mezzo pubblico per raggiungere il centro della capitale in poco tempo e senza inquinare, a vantaggio della salute e della buona circolazione del traffico veicolare (almeno questi erano gli intendimenti delle amministrazioni comunali di sinistra). C’era una volta. Perché ora l’area è in gran parte occupata, supponiamo in maniera abusiva, dai nomadi che, affastellando tende, roulotte e materiale di risulta, hanno creato una vera e propria città». È quanto denuncia il capogruppo della Lista Storace alla Pisana, Fabio Desideri. «Sul sito Internet dell’Atac, l’azienda che gestisce la rete dei trasporti, i posteggi e i semafori di Roma, collegato al sito istituzionale del Comune, il parcheggio di Saxa Rubra è ben pubblicizzato, assieme a tutte le altre aree sosta dislocate intorno alla capitale, secondo un piano definito in coincidenza con il Giubileo del 2000. Scorrendo la pagina web - ha aggiunto Desideri - scopriamo che il parcheggio può ospitare 504 automobili, di cui tredici dei disabili. Scopriamo, inoltre, che c’è un tariffario ben definito con esenzione per gli abbonati Metrebus e che si può lasciare la macchina anche di notte alla appetibile cifra di due euro. Lo stesso parcheggio rientrava nel Piano mobilità del trasporto urbano realizzato in coincidenza con il periodo natalizio e partito il 12 dicembre 2005, quindi due mesi fa.

Ci chiediamo se i nomadi, che si sono impossessati del parcheggio, paghino le tariffe previste per il posteggio. La scelta di questo luogo ci sembra funzionale al raggiungimento di piazzale Flaminio, piazza del Popolo e quindi piazza Venezia. Infine - ha concluso Desideri - ci domandiamo: come spiega Veltroni tutto ciò?».

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