In un parco di Milano

MilanoUn’indagine durata cinque mesi e partita da un solo elemento: il bruto che aveva cercato di abusare di una quattordicenne al parco aveva una bastardina nero di nome «Briciola». Che prima, abbaiando, salva la vittima, poi, individuata attraverso l’anagrafe canina, permette ai carabinieri di arrestare lo stupratore.
Una brutta storia iniziata la mattina di lunedì 20 settembre, quando la ragazzina, primo anno all’Itis, decide di marinare la prima ora di lezione. Finisce al parco di Gratosoglio, quartiere della periferia sud, e si siede su una panchina. Arriva una bastardina, si infila tra i piedi, lei si mette a giocare e dopo un po’ arriva il padrone, un uomo sui 40 anni. Una persona dall’aspetto affidabile con cui l’adolescente si mette a chiacchierare. Poi un salto al bar a bere un cappuccino insieme, quindi escono, pochi passi e l’uomo l’afferra improvvisamente alla gola e la trascina al parco dove inizia a strapparle i vestiti e metterle le mani addosso, frugando in maniera violenta ovunque. La ragazza grida, la cagnolina si mette ad abbaiare per il trambusto, l’uomo si distrae e la vittima approfitta per sferrargli un calcio e scappare.
Dopo pochi minuti, sconvolta, è dalla mamma che la porta dal maresciallo Salvatore Nazzaro, comandante della stazione Gratosoglio. Il sottufficiale raccoglie la denuncia ma la ragazzina è troppo sconvolta per andare oltre un generico «Circa 40 anni, giubbotto rosso e la cagnetta di nome “Briciola”». Partono le ricerche. Per settimane i suoi uomini e il personale della compagnia Monforte diretta dal maggiore Vittorio Stingo, setacciano l’area in cerca di quella strana accoppiata «cane-nero-padrone sui quarant’anni». Niente. Una ricerca presso l’anagrafe canina consente però di individuare una decina di «Briciola», piccole, meticce e nere. Da qui ai nomi dei proprietari e loro telefonia mobile. Uno in particolare risulta agganciato alla cella sopra i giardini la mattina del 20 febbraio.
I carabinieri fotografano cagnolina e padrone e mostrano alla bambina le foto separate e mischiate a quelle di altre 100 animali e 100 uomini. E lei non ha dubbi: indica senza incertezza meticcio nero e maniaco, un tranquillo proprietario di ristorante, incensurato, che vive con la compagna e figlia di sei anni. L’uomo finisce in caserma, di fronte alle contestazioni del maresciallo crolla e ammette tutto tra le lacrime.

Specifica anzi che l’aggressione è avvenuta subito dopo aver accompagnata la figlia a scuola. Quindi segue una vera e propria crisi isterica, che costringe i militari a far intervenire il 118. E, una volta imbottito di sedativi, il maniaco finisce finalmente in carcere.

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