RomaLui minimizza. «Non abbiamo nulla da nascondere e vogliamo la massima chiarezza», assicura. Anzi, sente puzza di «vero e proprio attacco politico». Ma chi ha accesso alle stanze che contano del Campidoglio garantisce che Gianni Alemanno è davvero furioso per la «parentopoli» denunciata da qualche giorno da Repubblica in due aziende municipali: lAtac, che gestisce il trasporto pubblico, e lAma, che gestisce la raccolta dei rifiuti. Due società strategiche, che nei due anni e mezzo della gestione Alemanno sarebbero state riempite con centinaia di parenti e amici di assessori ed esponenti vari della maggioranza. Mogli, figli, collaboratori e relativi parenti, nel caso che ha fatto più notizia unavvenente ragazza che lavora nelle discoteche romane e che si ritrova oggi con uno stipendiuccio da segretaria del direttore industriale dellAtac. Una vicenda sulla quale la procura di Roma ha aperto due fascicoli, dapprima uno su Atac e da ieri anche uno su Ama. Indagini contro ignoti e basate per il momento solo su ritagli stampa. Ma il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il pubblico ministero Francesco Polino, che per il momento ipotizzano il reato di abuso dufficio, stanno spulciando lampia documentazione richiesta allAtac sulle circa 850 assunzioni avvenute dal 2008 in poi, secondo il metodo della chiamata diretta o della selezione fatta da agenzie interinali.
Per il momento, lunico a rimetterci il posto è stato Giancarlo Marinelli, caposcorta di Alemanno, che ha rimesso il mandato ed è tornato in polizia. Un gesto fatto in via precauzionale per evitare speculazioni sullassunzione, uno allAtac e laltra allAma, di due suoi figli. «Come si possa trasformare in un caso nazionale lassunzione di questo o quel figlio di un caposcorta mi lascia veramente perplesso e credo si siano superati i limiti della realtà effettiva», dice infastidito Alemanno, del quale lopposizione chiede la testa.
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