Gian Piero Scevola
Parte con un pari fortunoso e sofferto, ottenuto proprio al novantesimo, lavventura dellItalia, campione in carica, nelle finali delleuropeo Under 21 in Portogallo. Gli azzurrini di Claudio Gentile prendono tre schiaffi dalla Danimarca, ma sanno recuperare con una ripresa tutta grinta e determinazione e domani possono affrontare più sereni la sorprendente Ucraina, vittoriosa 2-1 sulla favoritissima Olanda. Un esordio difficile, un pareggio 3-3 che poteva essere tranquillamente evitato, figlio di una amnesia degli azzurrini per almeno mezzora del primo tempo, dopo che erano passati in vantaggio con Potenza e avevano mancato il raddoppio con Palladino. Trenta minuti fatali perché la Danimarca, con due campioncini come Kahkenberg e Bendtner e la spinta di un polmone come Wurtz, ne ha saputo approfittare mettendo in grossa difficoltà la nostra retroguardia e perforandola tre volte in venti minuti.
«Potevamo pareggiare prima, abbiamo avuto due grosse occasioni, ma non abbiamo saputo sfruttarle», afferma il ct Claudio Gentile. «Questa squadra ha un carattere incredibile e un orgoglio smisurato. Nello spogliatoio al termine del primo tempo ho capito che volevano recuperare, li ho visti decisi e determinati. Peccato per quei momenti di sbandamento dopo che eravamo andati in vantaggio. Ci siamo allargati, li aspettavamo e loro ci hanno beffato due volte. Poi è venuto anche il terzo gol su punizione e sembrava finita. Per tutti ma non per me, perché conosco lo spirito di reazione dei miei ragazzi. E me lhanno saputo dimostrare quando nella ripresa hanno messo in campo il cuore e tanta, tanta bravura».
La partita si era messa bene per gli azzurri, con il gol di Potenza al 15 (cross dalla destra di Foggia). Quattro minuti dopo Palladino aveva mancato il facile raddoppio e qui la luce si è spenta. Al 21, su angolo e indecisione dei nostri difensori, Wurtz batte Curci e pareggia.
Al 33 Wurtz tira da fuori area, Curci respinge e Kahlenberg raddoppia per i danesi, che poi dilagano e sfiorano il tris ancora con Kahlenberg e Bergvold, trovandolo al 41 con una punizione di Andreasen (ma agli azzurri manca un clamoroso rigore per un mani in area).
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