Fosse un film finirebbe tutto con un bel contro-arrembaggio. Gli specialisti in grado di metterlo a segno sono già al loro posto. Le teste di cuoio del Gign (Gruppo d'intervento della Gendarmeria nazionale) sono sbarcati al comando francese di Gibuti e un gruppo di elicotteri li ha immediatamente trasferiti su una nave d'appoggio in prossimità del bersaglio. Ma quello del Ponant non è un film e bisogna fare i conti con le vite dei 30 uomini d'equipaggio, 22 dei quali francesi e 8 ucraini. Assumere il controllo di un veliero da tre alberi con 32 cabine garantendo l'incolumità degli ostaggi non è facile neanche per una delle unità antiterrorismo meglio addestrate del mondo.
I pirati che venerdì hanno sequestrato l'imbarcazione hanno dimostrato tutta la loro aggressività uccidendo - domenica sera - due miliziani somali che cercavano d'impedirgli l'ormeggio in un'insenatura del nord della Somalia. Dunque c'è poco da scherzare. «L'affare - fa intendere il ministro degli esteri francese Bernard Kouchner - è molto serio» ed un negoziato con i pirati potrebbe richiedere «un considerevole periodo di tempo». Il ministro sembra deciso a seguire la rotta battuta lo scorso febbraio quando il governo di Copenaghen pagò ai pirati somali un milione di euro in contanti in cambio della liberazione di unimbarcazione danese.
Anche i portavoce militari francesi incoraggiano alla calma e ricordano di aver aperto un canale di comunicazione con i corsari. «L'equipaggio è in buone condizioni e per ora ci sembra venga trattato abbastanza bene», precisa il portavoce, comandante Christophe Prazuck.
Chi non vuole sentir parlare di riscatto è Musa Ghelle Yusuf, governatore del Puntland, la ragione del nord della Somalia virtualmente indipendente dal 1998. Lui preferirebbe sfruttare l'occasione per mandare un avvertimento alle bande di corsari che infestano le sue acque ed invita francesi e americani ad intervenire prima possibile. «Le navi da guerra francesi e americane hanno la nostra benedizione e devono attaccare il prima possibile... è vero ci potrebbero essere dei morti - ammette Yusuf - ma la pace e la tranquillità delle acque somale richiede l'eliminazione di quei pirati».
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