Si apre una nuova polemica sulla resistenza, lIstria e le foibe. Il 25 aprile il sottosegretario allinterno Ettore Rosato ha annunciato, a margine di una celebrazione alla risiera di San Sabba, lintenzione di conferire unonorificenza al novantaquattrenne Boris Pahor, scrittore triestino più volte candidato al Nobel e insignito della Legion dOnore in Francia.
Il diretto interessato, però, informato del progetto di premiarlo, ha subito dichiarato che stenterebbe ad accettare un riconoscimento «da un presidente della Repubblica che ricorda solamente le barbarie commesse dagli sloveni alla fine della Seconda guerra mondiale, ma non cita le precedenti atrocità dellItalia fascista contro gli sloveni».
Lanziano letterato, che è di origine slovena, ha poi precisato in unintervista rilasciata al Gazzettino: «Se accettassi lo farei per i tanti amici italiani che hanno sostenuto questa iniziativa senza che io ne sapessi nulla», aggiungendo, con tono più che polemico, di non aver mai scritto un libro «e men che meno Necropoli, uscito oltre quarantanni fa, allo scopo di farmi premiare. Non cambio idea adesso». Una presa di posizione forte, volutamente «politicamente scorretta», da parte di un letterato noto in Europa da decenni ma che in Italia ha raggiunto la fama solo dopo la recente pubblicazione di Necropoli, in cui viene narrata lesperienza nei lager nazisti. Ed è anche il fatto che si ricordi solo Necropoli a essere per Pahor motivo di rabbia: «Degli eccidi fascisti ho parlato anchio nei miei libri. Purtroppo le atrocità commesse contro gli sloveni della Venezia Giulia... hanno generato altre atrocità pagate anche da italiani (e non solo italiani) del tutto innocenti».
Parla Pahor, è polemica sulle foibe
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